IV DOMENICA DI AVVENTO
“Chi si mette al sole, anche se
non si è recato in un luogo assolato proprio per questo scopo, si abbronza; chi
è seduto in una bottega da profumiere e vi rimane un po’ a lungo, porta via con
sé l’odore di quel luogo” (Seneca, Lettere
a Lucilio, Mondadori 454).
Oggi siamo nuovamente qui, al Sole di Cristo,
esposti allo splendore del Suo profumo e gli chiediamo di non lasciarci andare
via, senza rimanere segnati dalla sua presenza. Non vogliamo diventare, come
scrive ancora il filosofo “, gente che lo frequenta “non per imparare”, ma “per trascorrere un po’ di tempo libero”,
“per procurare godimento alle orecchie”.
Intanto ci lasciamo
edificare da Giuseppe, uomo giusto, che pur credendosi tradito dalla sua sposa,
sceglie, non solo di non esporla al giudizio pubblico, ma soprattutto alla
lapidazione (Dt 22,23). Poteva approfittare della legge che gli avrebbe
consentito di difendere il proprio onore, invece, ha scelto di difendere la giovane
donna. Dio non poteva trovare un uomo più adatto per farsi educare: ha scelto
un misericordioso.
Mi interessa però fermarmi
un attimo sui nomi di nostro Signore: Gesù ed Emmanuele. Sono, evidentemente,
due nomi ebraici. Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico
יֵשׁוּעַ (Yeshu'a), che a sua
volta è una traduzione aramaica del nome ebraico
יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshu'a), ovvero Giosuè,
che ha il significato di "YHWH è salvezza", "YHWH salva"; mentre Emmanuele,
deriva dal nome ebraico עִמָּנוּאֵל (ʼImmanuʻel), che
significa "Dio è con noi”.
Sentiamo pronunciare questi nomi da sempre
e, noi stessi li pronunciamo con tanta facilità, ma oggi mi chiedo e vi chiedo:
abbiamo fatto e facciamo esperienza dell’autenticità del loro significato?
Dio è davvero con noi, con me o è lontano,
rintanato in cielo, indifferente alla mia storia? Sento che non si è fatto
carne oltre duemila anni fa, ma che è mio compagno anche ora?
Per
quanto mi riguarda, mi sono accorto della presenza di Dio, quando è entrato
nella mia vita con tutto il suo splendore nel 1991 – avevo 22 anni -. In questi
decenni, posso segnare alcune date e luoghi precisi nei quali Egli mi ha preso
per mano e mi ha accompagnato; ha asciugato le mie lacrime – perché anche gli
uomini e i frati, piangono -; mi ha mostrato con grande chiarezza il peccato
che si annida in me – non per ferirmi, ma per curarmi e guarirmi -; mi ha
richiamato, quando ho imboccato strade alternative o addirittura contrarie alle
sue. Si, io posso dire con tutta certezza, che Dio è con noi. Anzi, non cesso
di stupirmi della cura che ha nei miei confronti, e mi chiedo: come mai? Perché
a me? Non ho una risposta e dico: “Che
cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?”.
Dio salva? So per certo che se il Signore
non mi avesse accompagnato in questi anni, io sarei perso. Quanta pazienza ha
avuto e ha ancora con me. Diceva Michelangelo, che la statua è già dentro il
marmo, l’artista deve solo tirarla fuori. Ebbene io mi sono sentito e i sento
così. Dio ha cercato di tirare fuori la sua creatura bella, bloccata dal
“marmo” del peccato, dai limiti umani, dalle paure, dai condizionamenti. Se
oggi sono un uomo più libero, è solo perché Dio non si è arreso, ha continuato
la sua opera di salvezza; mi vuole sano e per questo continua a curarmi.
A volte le sue medicine sono amare, al
primo assaggio, ma poi, quanto bene fanno. Del resto se l’artista vuole
liberare la statua, deve usare martello e scalpello. In passato mi sono
ribellato, perché il male, fa male anche a me, ma poi ho capito che, “chi vorrà
salvare la propria vita, la perderà e chi perderà la sua vita .. la salverà”.
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