IV
DOMENICA DI QUARESIMA
“Gesù
seppe che l'avevano cacciato fuori” (Gv
9,35); mi ha colpito molto questa frase; un uomo è stato cacciato
via, perché si è lasciato
guarire di sabato – giorno
di assoluto riposo - e, soprattutto, perché non ha accettato di
omologarsi al pensiero comune. Persino i suoi genitori non si erano
arrischiati a stare dalla sua parte, perché, infatti “avevano
paura dei Giudei” (9,22).
Ecco
una delle cose che avvengono quando ci si lascia toccare da Dio,
quando si riacquista la
vista, si cessa di pensare,
dire e fare quello che fanno tutti, solo per il fatto che lo pensano,
dicono e fanno tutti. Non per niente, il grande scrittore inglese
Chesterton – autore de
“I racconti
di padre Brown” - dopo la sua conversione al
cattolicesimo ha scritto:
“Diventare cattolici
allarga la mente”,
“allarga gli
orizzonti”e, “non
significa smettere di pensare, ma imparare a farlo. ...
Proprio come guarire da una paralisi non significa rinunciare a
muoversi, ma imparare a farlo".
Molti
oggi pensano che i cristiani siano dei poveretti, gente che ha
bisogno di Dio per poter sopravvivere sotto gli attacchi faticosi
della vita; troppo legati all'aldilà, per capire qualcosa
dell'aldiquà. Ritengono che
non abbiamo niente da dire alla vita concreta della gente, perché
siamo troppo condizionati dalla nostra fede. I
Cristiani troppo spesso sono
considerati dei ciechi.
Invece
noi siamo consapevoli, che proprio grazie alla nostra fede, noi non
solo guardiamo la realtà, ma siamo in grado di vederla in
profondità, perché “quelle cose che occhio non vide, né
orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, … a noi Dio le
ha rivelate per mezzo dello Spirito”
(1Cor 2,9s), mentre,
come scrive chiaramente san
Paolo: “L’uomo lasciato alle sue forze non comprende le
cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace
di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello
Spirito” (1Cor 2,14).
Ebbene
sì, dobbiamo dirlo con
convinzione, senza
presunzione, i Cristiani vedono quello che gli altri non possono
vedere, perché Cristo è “la luce del mondo”
(Gv 9,5), perché
“lampada ai miei passi è la sua parola, luce sul mio
cammino”
(Salmo 119,105).
Il
mondo, anche se non ne è
consapevole, non può fare a
meno dei Cristiani, sarebbe
come un astronomo senza il telescopio o il biologo senza microscopio.
Siamo
consapevoli di questa vocazione? Sappiamo di essere indispensabili? O
ci nascondiamo per paura di offendere la presunta libertà
dell'altro?
Gesù
è venuto «perché coloro che non vedono, vedano e quelli
che vedono, diventino ciechi» (Gv 9,39).
Ben
due volte i farisei affermano: “Noi sappiamo ...” (Gv
9, 24; 29) e, quando colui che ha riacquistata la vista, prova a dire
la sua su quanto avvenuto,
gli rispondono: “insegni a noi?” (9,34),
che sostanzialmente, significa: “Non
vorrai venire a insegnare qualcosa a noi, che siamo gli studiosi
della Torah. Tu sei solo un ignorante.
Tu non sai niente”.
Quante volte il mondo,
attraverso il suoi mezzi di comunicazione e
i suoi “maestri”, ci dice: “Insegni
a noi? Non fateci
ridere!”.
Ecco
chi sono coloro che vedono e che diventeranno ciechi: sono quelli che
guardano la realtà solo con
occhi umani, ma pensano di
sapere tutto; sono ciechi e credono di vedere più degli altri.
Proprio per questa loro presunzione, dice Gesù, sono quelli messi
peggio: “Siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro
peccato rimane” (9,41).
Alcuni
tra i Farisei, non capiscono
nulla di Gesù né dell'uomo che hanno davanti – li
hanno già etichettati
entrambi; di uno dicono:
“Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il
Sabato” (9,16) e dell'altro:
“Sei nato tutto nei peccati”
(9, 34) -; Gesù, invece,
del cieco nato ha detto
subito: “Né lui
ha peccato né i suoi genitori” (9,3).
Che differenza di sguardo!
Del resto Dio stesso ha detto
al profeta Samuele, inviato a consacrare Davide re: “Non
guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. … Non conta
quello che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il
signore vede il cuore” (1Sam
16,7).
I
Cristiani hanno occhi capaci di vedere l'invisibile; vedono il vero
volto di Dio, manifestatosi in Cristo: «Voi
non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste
anche il Padre mio» (Gv
8,19), ma vedono anche il vero volto dell'uomo. Gli esseri umani, se
vogliono conoscersi in profondità, hanno bisogno di Cristo.
Donaci
i tuoi occhi Signore, quegli occhi che sono sempre rivolti verso il
Padre, perché sappiamo bene, che “nessuno
conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare
“(Mt 11,27), m anche occhi sempre rivolti verso di noi; occhi
capaci di andare oltre l'apparenza, che sanno vedere il cuore.
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