Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 29 marzo 2014

Occhi

IV DOMENICA DI QUARESIMA

Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori” (Gv 9,35); mi ha colpito molto questa frase; un uomo è stato cacciato via, perché si è lasciato guarire di sabato – giorno di assoluto riposo - e, soprattutto, perché non ha accettato di omologarsi al pensiero comune. Persino i suoi genitori non si erano arrischiati a stare dalla sua parte, perché, infatti “avevano paura dei Giudei” (9,22).

Ecco una delle cose che avvengono quando ci si lascia toccare da Dio, quando si riacquista la vista, si cessa di pensare, dire e fare quello che fanno tutti, solo per il fatto che lo pensano, dicono e fanno tutti. Non per niente, il grande scrittore inglese Chesterton – autore deI racconti di padre Brown” - dopo la sua conversione al cattolicesimo ha scritto: “Diventare cattolici allarga la mente”, “allarga gli orizzonti”e, “non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo. ... Proprio come guarire da una paralisi non significa rinunciare a muoversi, ma imparare a farlo".
Molti oggi pensano che i cristiani siano dei poveretti, gente che ha bisogno di Dio per poter sopravvivere sotto gli attacchi faticosi della vita; troppo legati all'aldilà, per capire qualcosa dell'aldiquà. Ritengono che non abbiamo niente da dire alla vita concreta della gente, perché siamo troppo condizionati dalla nostra fede. I Cristiani troppo spesso sono considerati dei ciechi.
Invece noi siamo consapevoli, che proprio grazie alla nostra fede, noi non solo guardiamo la realtà, ma siamo in grado di vederla in profondità, perché “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, … a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,9s), mentre, come scrive chiaramente san Paolo: “L’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,14).
Ebbene sì, dobbiamo dirlo con convinzione, senza presunzione, i Cristiani vedono quello che gli altri non possono vedere, perché Cristo è “la luce del mondo” (Gv 9,5), perché “lampada ai miei passi è la sua parola, luce sul mio cammino” (Salmo 119,105).
Il mondo, anche se non ne è consapevole, non può fare a meno dei Cristiani, sarebbe come un astronomo senza il telescopio o il biologo senza microscopio.
Siamo consapevoli di questa vocazione? Sappiamo di essere indispensabili? O ci nascondiamo per paura di offendere la presunta libertà dell'altro?
Gesù è venuto «perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi» (Gv 9,39).
Ben due volte i farisei affermano: “Noi sappiamo ...” (Gv 9, 24; 29) e, quando colui che ha riacquistata la vista, prova a dire la sua su quanto avvenuto, gli rispondono: “insegni a noi?” (9,34), che sostanzialmente, significa: “Non vorrai venire a insegnare qualcosa a noi, che siamo gli studiosi della Torah. Tu sei solo un ignorante. Tu non sai niente”. Quante volte il mondo, attraverso il suoi mezzi di comunicazione e i suoi “maestri”, ci dice: “Insegni a noi? Non fateci ridere!.
Ecco chi sono coloro che vedono e che diventeranno ciechi: sono quelli che guardano la realtà solo con occhi umani, ma pensano di sapere tutto; sono ciechi e credono di vedere più degli altri. Proprio per questa loro presunzione, dice Gesù, sono quelli messi peggio: “Siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane” (9,41).
Alcuni tra i Farisei, non capiscono nulla di Gesù né dell'uomo che hanno davanti – li hanno già etichettati entrambi; di uno dicono: “Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il Sabato” (9,16) e dell'altro:Sei nato tutto nei peccati” (9, 34) -; Gesù, invece, del cieco nato ha detto subito: “Né lui ha peccato né i suoi genitori” (9,3). Che differenza di sguardo! Del resto Dio stesso ha detto al profeta Samuele, inviato a consacrare Davide re: “Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. … Non conta quello che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il signore vede il cuore” (1Sam 16,7).
I Cristiani hanno occhi capaci di vedere l'invisibile; vedono il vero volto di Dio, manifestatosi in Cristo: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio» (Gv 8,19), ma vedono anche il vero volto dell'uomo. Gli esseri umani, se vogliono conoscersi in profondità, hanno bisogno di Cristo.
Donaci i tuoi occhi Signore, quegli occhi che sono sempre rivolti verso il Padre, perché sappiamo bene, che “nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare “(Mt 11,27), m anche occhi sempre rivolti verso di noi; occhi capaci di andare oltre l'apparenza, che sanno vedere il cuore.

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