Dietrich Bonhoeffer è un pastore luterano (1906 - 1945) che ha pagato con la vita la sua fedeltà al Cristo - fu fatto impiccare per diretto ordine di Hitler -. Le sue parole sono fresche, nonostante siano state pronunciate oltre sessant'anni fa. Egli parla alla comunità luterana, ma possiamo fare nostre le sue provocazioni.
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In periodi di rinnovamento della Chiesa
accade spontaneamente che la Sacra Scrittura acquisti maggiore importanza per
noi. Dietro le necessarie «parole d’ordine e di sfida» delle discussioni
ecclesiastiche si fa viva una ricerca più intensa di Colui che solo ha
importanza: la ricerca di Gesù Cristo stesso. Che cosa ci ha voluto dire Gesù?
Che cosa s’aspetta da noi, oggi? Come ci aiuta a essere cristiani fedeli,
oggi? Per noi, in ultima analisi, non conta ciò che richiede questo o
quell’uomo di chiesa; vogliamo sapere che cosa vuole da noi Gesù. Vogliamo
sentire la sua Parola quando andiamo a sentire un sermone. Questo ci sta a
cuore non solo per noi stessi, ma anche per tutti coloro che, in gran numero,
si sono straniati dalla Chiesa e dal suo messaggio. Certo, crediamo anche noi
che tutt’altra gente ascolterebbe la Parola e ben altri si allontanerebbero da
essa, se Gesù stesso, se nel sermone, Gesù solo fosse in mezzo a noi con la sua
Parola. Non che la predicazione della nostra chiesa non sia più Parola di Dio;
ma quale tono impuro, quante dure leggi umane, quante false speranze e
consolazioni offuscano la chiarezza della Parola di Gesù e rendono difficile
una scelta genuina! Non è certo solo colpa degli altri se la nostra
predicazione, che senz’altro vuol essere solo annunzio di Cristo, appare loro
dura e difficile, perché è farcita di formule e concetti a loro estranei. Non è
certo vero che ogni parola che oggi vien detta contro la nostra predicazione è
già un rifiuto di Cristo, un’opposizione al cristianesimo. Vogliamo veramente
rinnegare la comunione con coloro che vengono ad ascoltare la nostra
predicazione - e sono numerosi e che ciononostante sempre di nuovo devono
ammettere, addolorati, che rendiamo loro troppo difficile l’accesso a Cristo?
Sono convinti di non volersi sottrarre alla Parola di Gesù, ma che troppe
sovrastrutture umane di istituzioni, di dottrina si frappongono tra loro e
Gesù. Chi di noi non avrebbe subito pronte numerose risposte, con le quali ci
possiamo facilmente sottrarre alla nostra responsabilità di fronte a loro? Ma
non sarebbe pure una risposta il chiederci se non siamo spesso noi stessi a
precludere la strada alla Parola di Gesù, restando forse troppo strettamente
legati a determinate formule, ad un tipo di predicazione adatto a un
determinato tempo e luogo e ad una determinata struttura sociale? essendo forse
veramente troppo ‘dogmatici’ e troppo poco «aderenti alla vita»? ripetendo
volentieri certi pensieri della Scrittura e trascurandone altri non meno
importanti? annunziando sempre ancora troppo opinioni e convinzioni personali e
troppo poco semplicemente Gesù Cristo? Nulla, certo, vi sarebbe di più
contrario alla nostra vera intenzione ed allo stesso tesso tempo nulla di più
pernicioso per il nostro annunzio che il caricare afflitti ed oppressi, che
Gesù chiama a sé, di pesanti regole umane, allontanandoli così da lui. In
questo modo scherniremmo l’amore di Gesù Cristo di fronte a cristiani e a
pagani! Ma dato che interrogativi generali e autoaccuse non ci sono di nessun
aiuto, vogliamo lasciarci ricondurre alla Sacra Scrittura, alla Parola ed al
richiamo di Gesù Cristo stesso. In questa, chiusi come siamo nella povertà e
angustia delle nostre proprie convinzioni e dei nostri problemi, cerchiamo
l’ampiezza e ricchezza che ci vengono donate in Gesù.
Vogliamo parlare della nostra vocazione
a seguire Gesù. E così imponiamo agli uomini un nuovo pesante giogo? A tutte le
regole umane, che opprimono anima e corpo, verrebbero ad aggiungersi regole
ancora più dure ed ineluttabili? Richiamando alla necessità di seguire Gesù
intendiamo inculcare nelle coscienze già così preoccupate e ferite una spina
ancora più acuta? Si vogliono imporre, per l’ennesima volta nella storia della
Chiesa, pretese impossibili, tormentose, eccentriche, alle quali possono, si,
dar seguito alcuni pochi, come a un pio lusso, che però l’uomo che lavora e che
deve preoccuparsi del suo pane, della sua professione, della sua famiglia non
può che rifiutare come la più empia tentazione di Dio? La Chiesa intende forse
erigere una tirannia spirituale sugli uomini decidendo e ordinando,
autoritariamente e sotto minaccia di pene temporali ed eterne, quanto un uomo debba
credere e fare per essere salvato? La parola della Chiesa dovrebbe imporre alle
anime una nuova tirannia e oppressione? Potrebbe anche darsi che qualcuno
desideri un tale asservimento. Ma la Chiesa potrebbe mai dar seguito a una
simile richiesta?
La Sacra Scrittura, quando invita a
seguire Cristo, annunzia la liberazione dell’uomo da ogni precetto fatto da
uomini, da tutto ciò che pesa, che opprime, che preoccupa, da tutto ciò che
tormenta la coscienza. Seguendo Cristo gli uomini si liberano dal pesante giogo
delle loro proprie leggi e si pongono sotto il dolce giogo di Gesù Cristo.
Forse che in questo modo la serietà dei comandamenti di Gesù è diminuita?
Tutt’altro! Proprio dove viene mantenuto tutto il comandamento di Gesù,
l’invito a seguirlo incondizionatamente, si rende possibile la totale
liberazione dell’uomo e la sua piena comunione con Gesù. Chi obbedisce senza
riserve al comandamento di Gesù, chi accetta il suo giogo senza alcuna
opposizione, proverà quant’è dolce il peso che deve portare, riceverà nella
leggera pressione di questo giogo, la forza di camminare per la via diritta
senza stancarsi. Il comandamento di Gesù è duro, inumano per chi gli oppone
resistenza. Il comandamento di Gesù è leggero e dolce per colui che lo accetta
con prontezza. «l suoi comandamenti non sono gravosi» (1 Gv. 5,3). Il
comandamento di Gesù non ha nulla a che vedere con energiche «cure dell’animo».
Gesù non ci chiede nulla senza darci anche le forze per attuarlo. Il
comandamento di Gesù non vuole mai distruggere la vita, ma sempre mantenerla,
fortificarla, guarirla.
Ma resta ancora la domanda, che senso
possa avere, oggi, l’invito a seguire Gesù per l’operaio, per l’uomo d’affari,
per l’agricoltore, per il soldato; la domanda, se in questo modo nell’esistenza
dell’uomo e del cristiano che lavora nel mondo non venga suscitato un
insopportabile dissidio. Il cristianesimo di chi segue Gesù non sarebbe
accettabile solo da una minima parte di uomini? Non si rischierebbe di
respingere la massa del popolo? di disprezzare i deboli e poveri? Non si
rinnegherebbe proprio così la grande misericordia di Gesù Cristo, che è venuto
dai peccatori e pubblicani, dai poveri e deboli, da chi erra e dispera? Che
dire? Sono pochi o sono molti coloro che appartengono a Cristo? Gesù è morto
sulla croce, solo, abbandonato dai suoi discepoli. Accanto a lui erano
crocefissi non due dei suoi fedeli, ma due malfattori. Ma sotto la croce
c’erano tutti: nemici e credenti, dubbiosi e paurosi, schernitori e vinti, e
Gesù pregò per tutti e per tutti implorò il perdono. L’amore misericordioso di
Dio vive in mezzo ai suoi nemici. È lo stesso Gesù Cristo la cui grazia invita
noi a seguirlo e la cui grazia salva il malfattore crocefisso nella sua ultima
ora.
L’invito a seguirlo dove condurrà
coloro che lo seguono? Quali scelte e quali divisioni porterà con sé? Questa
domanda dobbiamo rivolgerla a Colui che solo sa darci una risposta. Gesù
Cristo, che ci comanda di seguirlo, è il solo a sapere dove ci condurrà questa
via. Ma noi sappiamo che sarà senz’altro una via indicibilmente misericordiosa.
Seguire Gesù è letizia.
Oggi pare così difficile percorrere con
decisione la stretta via della scelta della Chiesa e allo stesso tempo
rimanere nell’ampiezza e profondità dell’amore di Cristo per tutti gli uomini,
della pazienza, della misericordia, della ‘filantropia’ di Dio (Tt.3,4) accanto
ai deboli e agli atei; eppure le due cose devono restare insieme, altrimenti
percorriamo vie umane. Il Signore ci doni, in tutta la serietà con cui
desideriamo seguirlo, la gioia; in tutto il nostro rifiuto del peccato
l’accettazione del peccatore; in tutta la nostra lotta contro i nemici la
Parola dell’Evangelo che sa vincere e conquistare.
« Venite a me, voi tutti che siete
stanchi e affaticati, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi e
imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo alle vostre
anime, perché il mio giogo è soave e il mio peso leggero (Mt. 11,28)».
Dietrich Bonhoeffer, Sequela
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