Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 7 giugno 2014

Dolce ospite dell'anima

PENTECOSTE giorno


La Pentecoste era la festa della mietitura alla fine del raccolto del grano, ed è chiamata Pentecoste proprio perché cade cinquanta giorni dopo la festa della Pasqua.

A un certo punto questa festa agricola divenne l'occasione nella quale si commemorava e si ringraziava il Signore per il dono della legge sul monte Sinai attraverso Mosè.
Ebbene, proprio nel giorno in cui la comunità giudaica celebra il dono della legge, ecco l’irruzione dello Spirito nella piccola comunità dei credenti in Gesù.
In quel giorno, tanto importante per gli Ebrei, Gesù raggiunge i suoi, tutti impauriti e fa loro un dono; dice: “Pace a voi!” (Gv 20,19). Egli non fa un saluto paragonabile al nostro “buongiorno”, “salve”, “ben trovati”, ma dona qualcosa. Infatti, mentre in italiano il termine “pace” è contrapposto a guerra, in ebraico, shalom indica pienezza, compimento, raggiungimento della perfezione, maturità; il contrario di shalom quindi, è incompiutezza, immaturità, irrealizzazione. Gesù è venuto a riempire, a realizzare la vita dei suoi, a donargli ciò che gli consentirà di camminare verso la pienezza.
Lo Spirito Santo, Dio come il Padre e il Figlio, terza persona della SS. Trinità, è Colui che accompagna la Chiesa e ognuno verso la pienezza.
Negli Atti degli Apostoli vediamo molto bene come lo Spirito conduce le persone, anche se sconvolgendo spesso la loro tranquillità; del resto “il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Lasciamoci allora accompagnare dallo Spirito, senza opporGli troppa resistenza.
Lo Spirito però non è solamente un dono per se stessi, per l'autorealizzazione. Scrive Paolo che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune (1Cor 12,7); un cristiano non vive mai solo per se stesso, perché sa che non ci può essere pienezza di vita nella chiusura, nell'egoismo o nell'egocentrismo, nell'indifferenza verso l'altro.
I discepoli appena ricevuto lo Spirito diventano annunciatori; chi sta loro attorno li sente parlare dellegrandi opere di Dio” (A 2,11). Lo Spirito, afferma Gesù “quando verrà ... vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13); quando lo Spirito dona qualcosa, lo fa perché operi innanzitutto una trasformazione in chi lo riceve, ma anche affinché possa essere donato. E' come l'acqua di una sorgente che ha bisogno di canali per raggiungere la terra arida da irrigare. La Verità di Dio non è portata dallo Spirito solo per raggiungere la testa delle persone, per aumentare il sapere, ma per cambiare i cuori.
Gesù dona lo Spirito affinché la Chiesa possa portare avanti la Sua opera. Egli dice: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 20,21). Come il Padre ha mandato il Figlio a salvare gli uomini con l'amore, la Chiesa è mandata a continuare questa opera meravigliosa. Il mondo ha bisogno della Chiesa, ma di quella che, mossa dallo Spirito Santo, compie le opere di Dio. Della Chiesa che, prima si lascia rinnovare dalla bellezza della Verità e poi la dona; della Chiesa che si fa portatrice di perdono, ossia di quella possibilità che Dio sempre rinnova di cambiare vita, di ripartire; di una Chiesa che costruisce comunione in un mondo dove dividere e dividersi è sempre più facile.



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