PENTECOSTE
giorno
La Pentecoste era la festa
della mietitura alla fine del raccolto del grano, ed è chiamata
Pentecoste proprio perché cade cinquanta giorni dopo la festa della
Pasqua.
A un certo punto questa
festa agricola divenne l'occasione nella quale si commemorava e si
ringraziava il Signore per il dono della legge sul monte Sinai
attraverso Mosè.
Ebbene, proprio nel giorno
in cui la comunità giudaica celebra il dono della legge, ecco
l’irruzione dello Spirito nella piccola comunità dei credenti in
Gesù.
In quel giorno, tanto
importante per gli Ebrei, Gesù raggiunge i suoi, tutti impauriti e
fa loro un dono; dice: “Pace a voi!”
(Gv 20,19). Egli non fa un
saluto paragonabile al nostro “buongiorno”, “salve”, “ben
trovati”, ma dona qualcosa. Infatti, mentre in
italiano il termine “pace” è contrapposto a guerra, in ebraico,
shalom indica
pienezza, compimento, raggiungimento della perfezione, maturità;
il contrario di shalom quindi,
è incompiutezza, immaturità, irrealizzazione. Gesù è venuto a
riempire, a realizzare
la vita dei suoi, a donargli ciò che gli consentirà di camminare
verso la pienezza.
Lo
Spirito Santo, Dio come il Padre e il Figlio, terza persona della SS.
Trinità, è Colui
che accompagna la Chiesa e ognuno
verso la pienezza.
Negli
Atti degli Apostoli vediamo molto bene come lo Spirito conduce le
persone, anche se sconvolgendo spesso la loro tranquillità; del
resto “il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma
non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo
Spirito” (Gv 3,8).
Lasciamoci allora
accompagnare dallo Spirito,
senza opporGli troppa resistenza.
Lo
Spirito però non è solamente un dono per se stessi, per
l'autorealizzazione. Scrive
Paolo che “a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per il bene comune”
(1Cor 12,7); un cristiano non vive mai solo per se stesso, perché sa
che non ci può essere pienezza di vita nella chiusura, nell'egoismo
o nell'egocentrismo, nell'indifferenza
verso l'altro.
I
discepoli appena ricevuto lo Spirito diventano annunciatori; chi sta
loro attorno li sente parlare
delle “grandi
opere di Dio” (A 2,11). Lo
Spirito, afferma Gesù “quando
verrà ... vi guiderà a tutta la verità”
(Gv 16,13); quando lo Spirito dona qualcosa, lo fa perché
operi innanzitutto una
trasformazione in chi lo
riceve, ma anche affinché
possa essere donato. E' come l'acqua di una sorgente che ha bisogno
di canali per raggiungere la terra arida da irrigare. La
Verità di Dio non è portata dallo Spirito solo per raggiungere la
testa delle persone, per aumentare il sapere, ma per cambiare i
cuori.
Gesù
dona lo Spirito affinché la Chiesa possa portare avanti la Sua
opera. Egli dice: “Come il Padre ha mandato me, così io
mando voi” (Gv 20,21). Come il
Padre ha mandato il Figlio a salvare gli uomini con l'amore, la
Chiesa è mandata a continuare questa opera meravigliosa. Il mondo ha
bisogno della Chiesa, ma di quella che, mossa dallo Spirito Santo,
compie le opere di Dio. Della
Chiesa
che, prima si lascia
rinnovare dalla bellezza
della Verità e poi la dona;
della Chiesa che si fa
portatrice di perdono, ossia
di quella possibilità che Dio sempre rinnova di cambiare vita, di
ripartire; di una Chiesa che
costruisce comunione in un mondo dove dividere e dividersi è sempre
più facile.
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