Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 7 giugno 2014

Premessa all'assemblea parrocchiale




     Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io son in mezzo a loro” (Mt 18,20); dobbiamo consentire al Signore Gesù di essere realmente qui tra noi questa sera. Non vogliamo far valere la nostra visione delle cose (in ogni caso parziale), ma desideriamo ascoltarci, con carità reciproca e, insieme, capire cosa ci chiede il Signore; sappiamo molto bene che, “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori” (Salmo 126,1).

Proprio per evitare questo, ci diamo un criterio di lettura della realtà della nostra comunità e ci lasciamo condurre da esso:  l’Eucaristia.
Guardiamo alla nostra vita comunitaria, proprio alla luce dell’Eucaristia. Infatti, come affermava il Gesuita francese Henri De Lubac (1896-1991): “L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia”.

L’Eucaristia celebrata ogni domenica all’Annunziata quale Chiesa costruisce?


1 – Eucaristia = rendere grazie a Dio. Dio è al centro dell’Eucaristia.
Quale posto ha concretamente Dio in questa comunità? Egli incide, condiziona la scelte e gli orientamenti personali e comunitari oppure prevale il “secondo me” o il “s’è sempre fatto così”? Da cosa nascono le nostre proposte e scelte?
1a – L’Eucaristia genera relazione con Dio, bisogno impellente di ascoltare la Sua  Parola, sete di preghiera? Viviamo le parole del Salmista: “se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa” (Slamo 28,1)? L’Eucaristia produce una vita nuova che si sviluppa nella settimana?
Ascoltiamo le parole molto forti di don Divo Barsotti: «Vuoto. Non si può costruire sull’acqua, né l’albero cresce e vive senza radici. Questo ci sembra oggi la Chiesa. (…) Sono legato da innumerevoli impegni che danno solo l’impressione della vita e non fanno in realtà che assicurare la morte. La scuola in seminario a giovani che non ascoltano e non si interessano; predicazione a sacerdoti, a religiosi, a suore che ascoltando hanno compiuto il loro dovere per poter continuare poi la loro vita, per mascherare così a loro stessi il deserto e il silenzio di Dio. Mio Dio, liberami da questo inganno; fammi vivere».

2 – L’Eucaristia è memoriale del dono d’amore di Dio. Il Figlio, obbediente al Padre, dona la sua vita per l’umanità. L’Eucaristia alla quale partecipiamo costruisce comunione? Sentiamo forti per noi le parole di Gesù: “Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23s).
Scrive papa Francesco nel suo intervento alla CEI: “La mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione”.
Quel “fate questo in mi me”, che ha innanzitutto un valore sacramentale, produce una esistenza di carità, anche verso chi non appartiene alla nostra sfera di relazioni? Quale rapporto con i poveri vive la nostra comunità parrocchiale? Ci lasciamo provocare?

3 – Scrive papa Francesco nella Evangli Gaudium:Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: «L’amore del Cristo ci possiede» (2 Cor 5,14); «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16). La nostra vita parrocchiale è capace di generare questo slancio missionario? Sente dentro di sé l’urgenza del dono del Vangelo a quelli che attraversano le nostre stesse strade?
4 – L’Eucaristia è celebrata da tutto il popolo di Dio, ma non vi è Eucaristia senza il ministro, il Vescovo o il sacerdote. Quale rapporto pastorale si genera tra il pastore e il gregge? La parola del Papa, del Vescovo e del Parroco hanno una qualche importanza per la comunità o è vista come una voce tra le altre?

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