Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

martedì 30 dicembre 2014

La più bella fra tutte le donne



MARIA SS. MADRE DI DIO


     Noi cristiani latini non ci facciamo grossi problemi a rappresentare nelle immagini o nelle statue,  la Madre di Dio da sola, invece i fratelli orientali, solitamente, la mettono insieme a Suo Figlio, perché Lui è il punto di riferimento. Anche oggi celebriamo la Madre, ma in quanto ha un Figlio; non possiamo guardare a Lei, senza di  Lui. Quando Dante parla di Maria, la definisce:  Vergine e madre, figlia del tuo figlio … tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti, così che il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura”. 

     Con parole di benedizione il libro dei Numeri ci ricorda che noi abbiamo appena fatto memoria del momento in cui il Signore “ha fatto risplendere per noi il suo volto e ha rivolto a noi il suo volto”. Grazie a Maria, Dio si è mostrato e si è avvicinato a noi. Già da qui comprendiamo che Dio è amore, perché non ha mandato qualcuno a salvarci, ma si è sporcato le mani personalmente. La parabola del Buon Samaritano rende bene la nostra storia di uomini feriti e abbandonati lungo la strada, nessuno si è fermato per soccorrerci, se non qual Samaritano che, è Dio stesso; solo Lui si è fatto carico di noi e ci ha affidati alla Chiesa – l’oste – fino al Suo ritorno.

     Oggi ci viene ricordato che, grazie a quella Donna e a quel Bambino, non siamo più schiavi, ma liberi. Il mondo si affanna cercando la libertà per vie inadeguate o addirittura errate – come scrive Seneca: “più ci affanniamo a cercarla, più ce ne allontaniamo, se prendiamo una strada sbagliata” - [1]mentre a noi è stata regalata. Abbiamo fatto tanti regali in questi giorni, ma non dimentichiamo che il grande dono è stato fatto a noi.
     Siamo all’inizio del nuovo anno e possiamo scegliere di vivere da uomini liberi. Scrive papa Francesco nella Lettera per la Giornata mondiale della pace: “Non si diventa però cristiani, figli del Padre e fratelli in Cristo, per una disposizione divina autoritativa, senza l’esercizio della libertà personale, cioè senza convertirsi liberamente a Cristo. L’essere figlio di Dio segue l’imperativo della conversione: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38).
     Per far questo dobbiamo ricevere dalle mani di Maria, il Cristo, Colui che ci consente di vivere al di là delle mode, delle paure, dei condizionamenti, delle tentazioni. Abbiamo bisogno di Lui e della Sua Grazia, altrimenti continueremo a essere vinti da quei “demòni” che vogliono fare di noi degli schiavi senza gioia di vivere. Scrive Benedetto XVI: “Noi cristiani crediamo che Cristo è la nostra vera pace … Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero”.
     Il comportamento dei figli, nella parabola del Padre Misericordioso, ci può aiutare a non commettere gli stessi errori: da uno dobbiamo imparare che la libertà non si trova fuggendo lontano da Dio e  dall’altro che, non basta rimanere in casa, obbedendo passivamente, per essere figli e liberi. La vera libertà passa dalla piena accoglienza di Dio nella propria esistenza.
     Facciamo nostre le parole di san Giovanni Damasceno: "… tu, buona Signora, madre del buon Signore, assistici e governa i nostri destini ove tu vuoi; reprimi la violenza delle nostre passioni … onde condurci, una volta placata la tempesta, nel porto tranquillo della volontà divina, stimandoci degni della futura beatitudine, di quella dolce luce, cioè, che si irradia alla visione del Verbo di Dio da te fatto carne”.[2]
     Concludiamo con le parole usate nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo: «È veramente giusto proclamare beata te, o Deipara, che sei beatissima, tutta pura e Madre del nostro Dio. Noi magnifichiamo te, che sei più onorabile dei cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei serafini. Tu che, senza perdere la tua verginità, hai messo al mondo il Verbo di Dio. Tu che veramente sei la Madre di Dio».
    


[1]  Lucio Anneo Seneca, La felicità I
[2] Giovanni Damasceno - Omelia sul transito di Maria, 1,14

Nessun commento:

Posta un commento