ANNUNCIAZIONE
“Ecco concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31). Questo è il cuore della
festa odierna: Dio chiede a una giovane donna, di uno sperduto paese della
Galilea di diventare madre di “Dio che salva”.
Dio non si impone, ma propone a Maria la Sua scelta e, a Lei, spetta
nella libertà, di dire Si. Spesso ci immaginiamo che i personaggi della vicenda
di Gesù – gli Apostoli per esempio -, come anche quelli del resto della Bibbia,
hanno reagito prontamente e senza fatica agli appelli di Dio; in realtà, anche
per loro il “Si” ha avuto un costo, ha
richiesto di mettere in gioco seriamente la fede. Scrive don Tonino Bello: “E’ chiaro: ha avuto a che fare anche Lei
con la paura. Paura di non essere capita. Paura per la cattiveria degli uomini.
Paura di non farcela. Paura per la salute di Giuseppe. Paura per la sorte di
Gesù. Paura di rimanere sola … Quante paure”, però “sarà stato effetto di quel “non temere”
pronunciato dall’angelo … da quel momento, Maria ha affrontato la vita con una
incredibile forza d’animo” (Maria
donna dei nostri giorni, 55). La fede sostiene nelle scelte, non le rende
automatiche e più facili.
Maria ha accettato di fare spazio a Dio nella sua carne. Fino a quel
momento gli ebrei pensavano che Dio abitasse nel Tempio a Gerusalemme e che, il
culto, fosse costituito dall’offrire pani e sacrifici animali, oltre che
incenso; qui abbiamo una svolta straordinaria: Dio vuole abitare nell’uomo.
Maria è la prima e in modo speciale, in quanto Madre, ma non l’unica.
L’Annunciazione non è il bel ricordo di un fatto passato, ma la chiamata
ancora oggi di Dio, che chiede a ognuno di noi di farGli spazio. Dio non si
accontenta più di un tempio in muratura, ma vuole un tempio di carne.
Rispetto alla Vergine, per noi è tutto molto più semplice, perché con il
Battesimo, Dio Trinità è venuto ad abitare in noi. Dio vuole abitare in noi, in
modo da vivere in mezzo a noi: “Noi
siamo tutti dei predestinati all’estasi, tutti chiamati a uscire dai nostri
poveri programmi per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani. Noi non siamo mai
dei miserabili lasciati a far numero, ma dei … chiamati a sapere ciò che
attendi, istante per istante da noi. Persone che ti sono un poco necessarie,
persone i cui gesti ti mancherebbero, se rifiutassero di farli” (M.
Delbrel, La gioia di credere, 142); “Ogni minuto della giornata, ci voglia non
importa dove, per fare non importa cosa, permette al Cristo di vivere in noi in
mezzo agli uomini” (ibid.).
Anche noi, come la Vergine Madre, diciamo: “Come avverrà questo”; anche noi ci sentiamo piccoli, inadeguati,
forse, anche indegni, però diciamo: “Sacrificio
e offerta non gradisci … non hai chiesto olocausto né sacrificio … Allora
ho detto: “Ecco, io vengo. Nel rotolo del
libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero”
(Salmo 40,7ss).
Ti chiediamo perdono, Signore, per tutte quelle volte che, con la bocca
abbiamo detto il nostro Fiat, ma poi l’abbiamo rinnegato con la nostra
esistenza. Aiutaci a stare alla scuola di Tua Madre, come Giovanni, colui che
avevate soprannominato “Figlio del tuono”, perché voleva spaccare tutto e tutti,
ma che dopo essere stato con Lei, dopo che Tu gliela hai affidata, è diventato
il discepolo dell’amore.
“Santa
Maria, donna coraggiosa, tu che sul calvario, pur senza morire, hai conquistato
la palma del martirio, rincuoraci con tuo esempio a non lasciarci abbattere
dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane,
non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito
nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita,
perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri
sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza” (Don Tonino Bello 58).
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