III DOM. PASQUA
“In quello stesso giorno …”
(Lc 24,13); cioè la domenica, dopo che Gesù è stato ucciso e la Sua tomba è
stata trovata vuota, Egli stesso si è messo in cammino a fianco dei discepoli.
Nulla si è interrotto, cambia solo il modo di essere presente da parte di Gesù.
Egli stesso ha promesso: “io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
La liturgia ci aiuta, non solo a
ricordare episodi di un lontanissimo passato, ma li rende presenti adesso e
qui, facendoci immergere in essi, per uscirne trasformati. La liturgia non è
uno strumento per emozioni, ma luogo privilegiato di conversione. Questo episodio mostra le conseguenze che Gesù
risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza;
conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita
comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al
suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia, essa invece è anche e
soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di
Cristo risorto, Signore della vita. In
particolare i Sette Sacramenti sono
mediazioni, segni efficaci,
attraverso i quali Cristo stesso,
risorto e vivo, continua a opera a
nostro favore. Per questo San Leone
Magno ha affermato: “Quanto del nostro
Redentore era visibile, è passato nei Sacramenti (PL54, 398).
Ecco allora che noi presenti in questa chiesa in Parma, ci ritroviamo
ora a camminare con i due discepoli verso Emmaus o, meglio, Cristo si affianca
e continua a camminare con noi che attraversiamo
le strade di Parma: “dove sono due o tre
riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Gesù compie per quei due uomini, ciò che fa per noi quotidianamente: li
mette in contatto con la Parola di Dio, per fargliene comprendere il senso più
profondo e, spezza il pane per loro. Cos’è l’Eucaristia se non questo? Infatti “è Lui che parla quando nella Chiesa si
legge la Sacra Scrittura” (SC 7) e “al
centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino i quali,
per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il
Corpo e il Sangue di Cristo” (CCC 1333).
Per questo la liturgia deve diventare il cuore della nostra esistenza di
cristiani; per questo ha poco senso essere “credenti, ma non praticanti”. Sentite
cosa scrive Benedetto XVI: “la Chiesa è in pericolo quando il primato di Dio
non appare più nella liturgia e così nella vita. La causa più profonda della
crisi che ha sconvolto la Chiesa risiede nell’oscuramento della priorità di Dio
nella liturgia. … il vero rinnovamento della liturgia è una condizione fondamentale
per il rinnovamento della Chiesa".
La vita
dei credenti e la liturgia non sono qualcosa di alternativo, dove ciò che conta
sarebbe la vita concreta, perché la
liturgia, vissuta in pienezza, diventa sorgente di una vita diversa. La
liturgia non aliena dalla vita, ma ci fa entrare in essa con lo sguardo e il
cuore di Cristo. Non per niente i Santi che, in molti modi hanno lasciato
un’impronta indelebile nella vita del mondo, sono tutte creature profondamente immerse nella liturgia.
I discepoli di Emmaus ci
mostrano come si può uscire dall’incontro con Cristo. Prima che Gesù li
affiancasse i “loro volti erano tristi”, erano delusi e confusi, perché ancora
una volta credevano di avere messo le loro speranze in mano a un venditore di
fumo; i loro occhi erano incapaci di riconoscere Gesù, quello stesso con il
quale avevano condiviso la vita fino a pochi giorni prima; dopo l’ascolto del
Signore e, ancor di più, dopo che Lui ha benedetto e spezzato il pane, i loro
cuori hanno cominciato nuovamente ad ardere e gli stessi loro occhi,
“riconobbero” il Signore e “partirono senza indugio …”. Essi si sentono
toccati interiormente, cominciano a vedere ciò che prima non riconoscevano, diventano
annunciatori contenti di ciò che hanno sperimentato.
Non lasciare Signore che la
Parola che Tu ci annunci ci lasci indenni; sia per noi quella spada a doppio
taglio che penetra in profondità è trasforma anche i cuori più duri. Donaci
occhi capaci di vedere oltre l’apparenza; che ci consentano di vederTi presente
in quel poco pane e nel vino, trasformati da Te, attraverso la povera
mediazione di un sacerdote. Aiutaci a cercare Te in queste nostre celebrazioni,
così che possiamo uscire e percorrere le strade con uno spirito nuovo.
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