XIV DOM. T.O.
“Prendete il mio giogo sopra di voi” (Mt 11,29). Il
giogo è un pezzo di legno,
molto pesante e solido che si attacca a due animali in
modo che, unendo le loro forze, il più potente dia il passo. In senso figurato,
“prendere il giogo”, suggerisce
l’idea di unirsi a qualcuno per camminare alla stessa velocità, per raggiungere
lo stesso fine.
Per gli antichi ebrei questa espressione indicava l’Alleanza tra Dio e
il Suo popolo: quando si prometteva di “prendere il giogo della Torah”, ci si
impegnava a seguire la legge di Dio. Per un ebreo l’obbedienza alla Legge non è
dunque un fardello troppo pesante, ma il cammino della vera gioia: “Avvicìnati a essa con tutta l’anima e con
tutta la tua forza osserva le sue vie. Segui le sue orme, ricercala e ti si
manifesterà, e quando l’hai raggiunta, non lasciarla. Alla fine in essa
troverai riposo ed essa si cambierà per te in gioia” (Sir 6,26ss).
Alcuni Farisei avevano trasformato la pratica della
Legge di Dio in una serie infinita d’obbligazioni minuziose, ben difficili da
osservare. Ecco allora che Gesù propone ai Suoi discepoli di deporre questo peso
– “Trascurando il comandamento di Dio,
voi osservate la tradizione degli uomini” (Mc 7,8) - , più umano che
divino, per portare il Suo giogo, quello che ha al centro la legge dell’amore e
che Lui stesso condivide con noi. Il “giogo” è il Suo, perché Lui stesso lo ha
portato e lo porta. Gesù ci chiede di camminare con Lui lungo le strade del
mondo, per ararle e seminarvi la Sua parola e il seme del Regno.
A Gesù non basta un’osservanza formale ed esteriore di una legge divina,
ci chiama ad amare la Sua via e a percorrerla con grande libertà e passione.
Oggi il Signore chiede a me e a te: “Sei disponibile a stare con me e
con me a far germogliare il Regno della giustizia, della libertà, dell’amore?”.
Non bastano le risposte emotive o disimpegnate: ci chiede dei fatti. Non gli
basta che gli diciamo che il Suo giogo è leggero, vuole che lo portiamo insieme
a Lui e che stando con Lui, impariamo ad avanzare.
“e/kruyaj tauta - apekaluyaj auta\ nhpi/oij”; “hai nascosto – hai rivelato”. Gesù ha
appena finito di dire ai suoi ascoltatori che, sono persone chiuse alla verità;
li paragona a bambini capricciosi e incontentabili - “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un
lamento e non vi siete battuti il petto!” (Mt 11,16s) -, incapaci di riconoscere la
presenza di Dio e di lasciarsi provocare da Lui – “«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone
fossero avvenuti i prodigi che ci sono
stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere,
si sarebbero convertiti” (11,21).
A chi pensa che la conoscenza richieda doti umane particolari, Gesù
risponde che queste non sono sufficienti, anzi, talvolta possono diventare
ostacolo. Non stiamo certamente dicendo che l’intelligenza naturale, lo studio,
la ricerca ecc … non siano utili, tutt’altro, ma non bastano, se non diventano
strumenti che aprono un varco a Dio. Quando la “sapienza” umana insuperbisce,
allora diventa muro di granito che impedisce alla verità di raggiungerci. Quando
crediamo che sia vero solamente ciò che è percepibile con l’intelligenza e la
ragione, allora diventiamo ciechi e illusi. San Paolo scrive ai Corinti: “La mia parola e la mia predicazione non si
basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello
Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla
sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”(1Cor 2,4s) e “Quelle cose che
occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce
bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti
dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio
nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. … Di queste cose noi
parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo
Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato
alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per
lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo
dello Spirito” (2,9ss).
Gesù ci dice che la conoscenza di Dio passa attraverso la rivelazione,
ossia è Lui stesso che si mostra che, si incammina verso di noi per parlarci e
mostrarci il Suo volto.
Quante volte Signore ci lasciamo aggiogare da coloro che vogliono solo usarci
e rifiutiamo Te e il Tuo Vangelo, nella convinzione che ci tolga la libertà.
Aiutaci a riconoscere che Tu sei la Libertà e chi segue Te, non avrà più fame
né sete in eterno, ma in Te troverà ristoro.
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