XXXI DOM. T.O.
In queste settimane, Gesù ha
frequentato spesso scribi, farisei, sacerdoti e anziani di Israele e ha avuto
modo di conoscere in profondità il loro cuore. Oggi Egli parla ai suoi
discepoli e li mette in guardia dal diventare come loro.
Il Signore vuole pastori secondo il Suo cuore e non ipocriti che si
servono della fede e della religione per stare al centro dell’attenzione, anche
a costo di portare fuori strada il popolo di Dio. Il pastore non deve mai
dimenticare di essere a servizio di Dio e tutta la sua vita deve rimandare a
Lui. Il pastore deve aiutare le persone a orientarsi verso Dio e non verso se
stesso.
Ben sette volte Gesù dice a costoro: “Guai a voi …” (Mt 23,13ss) e “serpenti
e razza di vipere, come potrete
sfuggire alla condanna …?” (23,33).
Chi sono gli ipocriti? Il termine deriva dal greco ὑποκριτής «attore», quindi «simulatore»; ipocriti sono coloro
che fingono di essere ciò che non sono. Gesù li accusa. San Paolo esprime molto
bene tutto questo, scrivendo ai Romani: “Se
tu … ne conosci la volontà ( di Dio) e
… sai discernere ciò che è meglio, e sei convinto di essere guida dei ciechi,
luce di coloro che sono nelle tenebre, educatore degli ignoranti, maestro dei
semplici ... Ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te
stesso? … Tu che ti vanti della Legge, offendi Dio trasgredendo la Legge!”
(Rm 2,17ss).
Dio stesso annuncia le conseguenze della vita di questi uomini: “Ecco, io spezzerò il vostro braccio e
spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate
nelle vostre feste solenni, perché siate spazzati via insieme con essi”(Mal
2,3).
Perché tanta durezza?
Ascoltiamo il papa san Gregorio Magno: “Ci sono … alcuni che investigano le regole della vita spirituale con
esperta cura, ma poi calpestano con la loro condotta di vita ciò che riescono a
comprendere con l’intelligenza: subito si mettono a insegnare ciò che hanno
imparato con lo studio, ma non con la pratica …. Così avviene che quanto il
pastore cammina per terreni scoscesi il gregge che lo segue cade nel precipizio” (Ez 34, 18-19)” (San Gregorio Magno, La
regola pastorale, 2). Questi pastori fanno del male al gregge, perché lo
scandalizzano e lo portano fuori strada.
Come comportarsi se si incappa in pastore del genere?
Non è ammessa nessuna critica? Tutt’altro! Ognuno di noi ha il diritto e
il dovere di correggere il fratello, ma non di ucciderlo. Papa Francesco ci
aiuta ad agire nel modo giusto: “Non si può correggere una persona senza amore e
senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si
può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che
aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione”; “la correzione fraterna è
un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della
Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, … lo fanno con tanta
delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di
farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una
distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che
ferisce”.
Cosa non dobbiamo fare invece. Non possiamo sentirci autorizzati
all’incoerenza. Gesù è chiaro: “Fate
quello che dicono, ma non fate quello che fanno”.
E’ indubbio poi che, dove ci sono pastori inadeguati, il gregge è
certamente più in difficoltà; lentezze ed errori saranno a portata di mano, ma
non dobbiamo abbandonare per questo la Chiesa. Anzi, paradossalmente, dobbiamo
sentirci chiamati a una radicalità maggiore. Le rughe sul volto della Chiesa,
non si curano con la critica feroce, ma con la santità di vita. Questa è la via
percorsa da san Francesco. Sembra strano, ma non si trovano mai sulla sua bocca
parole di critica dura verso il clero del suo tempo – eppure i problemi seri
non mancavano -. Egli sceglie la via della conversione personale, di
un’esistenza che emana un buon profumo e che, attira a Dio. Ascoltiamo cosa scrive
nel suo Testamento: “Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei
sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del
loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a
loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi
in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non
voglio predicare contro la loro volontà” (FF
112-113).
Signore donaci pastori che ci mostrino il Tuo volto. Toccaci, parlaci e
ascoltaci attraverso di loro. Fa che, passando a fianco sentiamo il Tuo
profumo.
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