Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 5 novembre 2017

Pastori che profumano di Cristo

XXXI DOM. T.O.

          In queste settimane, Gesù ha frequentato spesso scribi, farisei, sacerdoti e anziani di Israele e ha avuto modo di conoscere in profondità il loro cuore. Oggi Egli parla ai suoi discepoli e li mette in guardia dal diventare come loro.

     Il Signore vuole pastori secondo il Suo cuore e non ipocriti che si servono della fede e della religione per stare al centro dell’attenzione, anche a costo di portare fuori strada il popolo di Dio. Il pastore non deve mai dimenticare di essere a servizio di Dio e tutta la sua vita deve rimandare a Lui. Il pastore deve aiutare le persone a orientarsi verso Dio e non verso se stesso.
     Ben sette volte Gesù dice a costoro: “Guai a voi …” (Mt 23,13ss) e “serpenti e razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna …?” (23,33).
     Chi sono gli ipocriti? Il termine deriva dal greco ὑποκριτς «attore», quindi «simulatore»; ipocriti sono coloro che fingono di essere ciò che non sono. Gesù li accusa. San Paolo esprime molto bene tutto questo, scrivendo ai Romani: “Se tu … ne conosci la volontà ( di Dio) e … sai discernere ciò che è meglio, e sei convinto di essere guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, educatore degli ignoranti, maestro dei semplici ... Ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? … Tu che ti vanti della Legge, offendi Dio trasgredendo la Legge!” (Rm 2,17ss).
     Dio stesso annuncia le conseguenze della vita di questi uomini: “Ecco, io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre feste solenni, perché siate spazzati via insieme con essi”(Mal 2,3).
     Perché tanta durezza?
     Ascoltiamo il papa san Gregorio Magno: “Ci sono … alcuni che investigano le regole della vita spirituale con esperta cura, ma poi calpestano con la loro condotta di vita ciò che riescono a comprendere con l’intelligenza: subito si mettono a insegnare ciò che hanno imparato con lo studio, ma non con la pratica …. Così avviene che quanto il pastore cammina per terreni scoscesi il gregge che lo segue cade nel precipizio(Ez 34, 18-19)” (San Gregorio Magno,  La regola pastorale, 2). Questi pastori fanno del male al gregge, perché lo scandalizzano e lo portano fuori strada.
     Come comportarsi se si incappa in pastore del genere?
     Non è ammessa nessuna critica? Tutt’altro! Ognuno di noi ha il diritto e il dovere di correggere il fratello, ma non di ucciderlo. Papa Francesco ci aiuta ad agire nel modo giusto: Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione”; “la correzione fraterna è un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, … lo fanno con tanta delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce”.
     Cosa non dobbiamo fare invece. Non possiamo sentirci autorizzati all’incoerenza. Gesù è chiaro: “Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno”.
     E’ indubbio poi che, dove ci sono pastori inadeguati, il gregge è certamente più in difficoltà; lentezze ed errori saranno a portata di mano, ma non dobbiamo abbandonare per questo la Chiesa. Anzi, paradossalmente, dobbiamo sentirci chiamati a una radicalità maggiore. Le rughe sul volto della Chiesa, non si curano con la critica feroce, ma con la santità di vita. Questa è la via percorsa da san Francesco. Sembra strano, ma non si trovano mai sulla sua bocca parole di critica dura verso il clero del suo tempo – eppure i problemi seri non mancavano -. Egli sceglie la via della conversione personale, di un’esistenza che emana un buon profumo e che, attira a Dio. Ascoltiamo cosa scrive nel suo Testamento: “Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà(FF 112-113).
     Signore donaci pastori che ci mostrino il Tuo volto. Toccaci, parlaci e ascoltaci attraverso di loro. Fa che, passando a fianco sentiamo il Tuo profumo.
    

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