Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

venerdì 28 settembre 2018

Scandalo!


XXVI DOM. T.O.

     «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» (Mc 9,38). La gente ascolta Gesù, vede come agisce, ma  poi incontra i Suoi Apostoli, ancora seriamente autoreferenziali, prepotenti e con punte di disonestà (cfr. Giuda) e rimane un po’ confusa. Questi uomini più che fare da ponte verso Gesù, sembrano costituire una barriera.
     Ciò che stupisce, è che i Dodici sono stati scelti e voluti: “passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli” (Lc 6,12s). Gesù ha pregato tutta la notte, il che significa che Dio Padre ha indicato chi chiamare. La cosa ancora più sorprendente è che nessuno di questi uomini inadeguati è stato “licenziato”, nonostante gli evidenti limiti. Solo Giuda ha scelto liberamente di andarsene.
     Mentre rifletto, riecheggiano le parole che tanti dicono: “Cristo sì, Chiesa no” che, tradotto, significa: mi piace Cristo e il Suo messaggio, ma non mi fido della Chiesa, perché la vedo poco coerente.
     Che dire? Possiamo negare l’evidenza? Possiamo negare che  noi cristiani non sempre siamo fedeli seguaci del Cristo? Ascoltiamo cosa affermava il cardinal Ratzinger alla Via Crucis al Colosseo nel 2005: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di Lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale Egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci”. Ratzinger ci mette davanti alla responsabilità personale, perché ci dice con chiarezza che la Chiesa è ogni battezzato. Non solo gli scandali, per quanto gravi che coinvolgono il clero, ma anche “il vuoto e la cattiveria” del cuore, la Parola distorta e abusata, le parole vuote, la superbia e l’autosufficienza dei battezzati,  allontanano gli uomini da Dio. San Giacomo ci ha appena fatto un esempio molto chiaro: “il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente(Gc 5,4). Il discorso tanto duro di Gesù sullo scandalo è per tutti noi. Scandalizzare, significa “fare inciampare”, causare la crisi di fede in qualcuno. Più uno ha una responsabilità, più è visibile e tanto più sarà grave lo scandalo. Il Signore ci mette in guardia.
     Eppure Gesù ha detto: “Io sarò con  voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) e vuole essere presente anche qui e ora, nella Chiesa che è “come sacramento” (LG 1), cioè segno efficace della Sua presenza: “Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa” (Col 1,18). Per questo san Cipriano arriva a scrivere: “Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre” (Dell’unità della Chiesa, VI). Gesù sapeva a chi avrebbe affidato i Suoi tesori; Egli sapeva bene che tra i Suoi ci sarebbero stati uomini e donne diabolici, ma anche creature di straordinaria bellezza.
     Come porci allora davanti agli scandali dei battezzati, chierici, religiosi laici? Si può fuggire, andarsene. Dove però? In una qualche aggregazione umana priva di contraddizioni? NON ESISTE, PURTROPPO, perché l’uomo porta  in sé grano e zizzania.
     San Francesco ci mostra il modo, secondo me l’unico per essere fedeli a Cristo. Nel canone XVII del Concilio Lateranense IV(1215) leggiamo: “Deploriamo che non solo alcuni chierici minori, ma anche certi prelati passano una metà della notte in baldorie superflue e in chiacchiere illecite, per non dire altro; questi dormono il resto della notte, si svegliano appena al canto degli uccelli, a giorno tardo e restano assonnati il resto del mattino. Vi sono altri che celebrano la Messa appena quattro volte l'anno; e, ciò che è peggio, non vogliono neppure assistervi; e se per caso qualche volta sono presenti quando è celebrata, fuggendo il silenzio del coro, vanno fuori a parlare con i laici; e così seguono discorsi inopportuni e non prestano invece alcuna attenzione alle cose divine”. Questo è solo uno dei canoni relativo all’immoralità del clero; san Francesco conosce bene la situazione, eppure, sceglie di lottare non contro la corruzione altrui, ma contro se stesso. La santità di Francesco è la cura verso la malattia della Chiesa.
     Padre, manda il Tuo Spirito, affinché, come fuoco, bruci le scorie del nostro peccato; come vento, faccia volare via le nostre incoerenze; come acqua lavi la nostra sporcizia; così saremo riflesso della Tua bellezza.

    

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