XXVIII DOM. T.O.
“Quegli occhi che fra milioni si
posano su di noi e solo su di noi, come a dirci “scelgo di guardare te, tra
tutti”, ci tirano fuori dall’anonimato, dalla terra degli sbagliati e degli
invisibili … Quello sguardo ci perdona di essere come siamo, ci permette di
abbassare le difese per lasciarci amare, ci rivela che andiamo bene così, con
le nostre insufficienze e fragilità”
.[1] E’
questo sguardo che sta all’origine di un cammino col Signore. E’ un’esperienza
che si fatica a spiegare. Stare con Gesù, fidandosi di Lui, non è il frutto di
un ragionamento, ma di un incontro, di una seduzione, in un dato luogo e in un
giorno preciso. E’ qualcosa che penetra in profondità, senza che ci si possa
fare niente e fa iniziare una nuova storia.
Come non ricordare Pietro dopo il rinnegamento di Gesù: “Il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il
Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre
volte». E, uscito fuori, pianse amaramente” (Lc 22,61). Quelle lacrime di
dolore e vergogna sono già il segno di una vita nuova che sta germogliando.
Probabilmente ha letto in quegli occhi, perdono, compassione, possibilità di
riscatto.
L’uomo di cui ci racconta il Vangelo,
anche lui, è stato oggetto di questo sguardo d’amore, ma nulla è cambiato.
Eppure quel suo correre incontro a Gesù, gettarsi ai Suoi piedi, più ancora che
le sue parole, dicono un desiderio autentico, profondo e impellente: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?”
(Mc 10,17). Vuole una vita che non finisca che, abbia senso, sapore e spessore.
Ho letto proprio in questi giorni che il Primo Ministro del Regno Unito ha
deciso di istituire un ministero per la prevenzione del suicidio, visto che il
numero delle persone che si tolgono la vita ogni anno è dilagante (4.500), con
un’impennata negli ultimi cinque anni fra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni. Queste
persone hanno gridato le stesse parole del nostro amico evangelico. Tutti costoro
hanno cercato e desiderato una vita e non una mera sopravvivenza, ma hanno
perso la speranza di trovarla.
Perché quest’uomo se ne va triste?
Perché ha appena scelto di non fidarsi di Gesù, di non cambiare nulla,
di non correre alcun rischio, per continuare a vivere come prima. Cito
nuovamente le parole della canzone di Brunori Sas, perché sono molto efficaci: “La verità è che non vuoi cambiare, che non
sai rinunciare a quelle quattro, cinque cose a cui non credi neanche più”.
Avrebbe dovuto smettere di fidarsi solo di sé, delle sue sicurezze, per fidarsi
di Gesù, ma non ce l’ha fatta; quello sguardo non l’ha raggiunto, non l’ha
ferito, non è diventato quella spada a doppio taglio che “penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino
alle giunture e alle midolla” (Eb 4,12).
Ecco la grande risposta di Gesù: “Se vuoi la vita, lasciati liberare
da ciò che ti tiene prigioniero, qualunque cosa sia e, lasciati condurre da me.
Vieni con me”. Sembra così difficile lasciarsi condurre da Gesù, eppure la storia
recente è piena di uomini che si sono lasciati condurre verso il baratro; da
ciechi che conducono altri ciechi. Duce,
Fuhrer, Conducàtor (Ceausescu in Romania), poglavnik (Pavelic in Croazia), è la stessa
espressione nelle varie lingue e dice sempre: guida, condottiero. Anche questi
hanno offerto una vita, ma con quali risultati? Da chi ti lasci condurre? Dove
stai andando? Senti che la vita circola in te
o il tuo cuore grida? Attento a non “cercare la vita, dove la vita non c’è” (San Giovanni di Cronstad). “Il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di
acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non
trattengono l’acqua” (Ger 2,13).
Gesù ci può liberare, solo se ci lasciamo
liberare; finché non scegliamo di ascoltare la Sua voce e di muovere i primi
passi dietro a Lui, non può che continuare a guardarci con amore, a chiamarci e
ad attendere, ma la vita non ci raggiungerà. Pensiamo al figlio prodigo che ha
pensato di trovare la libertà e la realizzazione separandosi da suo padre; cosa
ha trovato se non, la solitudine e la perdita della dignità?
Gesù è l’alternativa, perché è la Via, la
Verità e la Vita. Non è una via senza ostacoli e difficoltà, illusoria come
certe pubblicità di articoli dimagranti che, propongono il massimo risultato
con il minimo sforzo, ma è la Via. Se ti lasci condurre, Egli ti porta alla
meta.
Spirito Santo, donami il coraggio di lasciare
ciò che mi zavorra; che mi impedisce di camminare verso la vita. Toglimi la
lamentela dalla bocca e spingimi a muovermi, posando lo sguardo su Gesù.
Aiutami a riconoscere il Suo sguardo su di me.
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