SACRA FAMIGLIA
Giuseppe e Maria si sono accorti dell’assenza di Gesù dopo un giorno di
cammino. Noi moderni rimaniamo stupiti per questa cosa (oggi chiamerebbero gli
assistenti sociali), visto che con i cellulari, Whatsup, Skipe, Messanger, ecc
…
possiamo raggiungere chiunque, in qualsiasi momento e in ogni parte del
mondo, ma evidentemente a quel tempo doveva essere normale, viste le relazioni
allargate con i parenti (se non era con i genitori, poteva essere con gli zii e
i cugini o i vicini di casa).
C’è però un altro dato impressionante e che ci accomuna con gli antichi:
Maria e Giuseppe hanno fatto a ritroso una giornata di cammino e per altri tre
giorni hanno cercato per tutta Gerusalemme quel figlio amato, ma un po’
discolo. Per ben quattro giorni l’angoscia ha attanagliato il cuore di quelle
due creature; un papà e una mamma angosciati come ogni genitore di ieri e di
oggi. Ricordo mia madre quando, in un lontano ultimo dell’anno, sono uscito
promettendo di tornare dopo pochi minuti e invece sono rientrato la mattina
dopo: mi ha cercato disperata per tutto il paese immerso nella nebbia. Quando mi
ha rivisto era sollevata, ma arrabbiata da morire.
La famiglia, quella vera, ti fa fare l’esperienza di essere cercato
sempre e comunque, perché è il luogo dell’amore. E’ la realtà dove non sei
invisibile, dove qualcuno si accorge di te; ha gli occhi puntati su di te,
perché sei nel suo cuore, anche quando amarti è faticoso. E’ li che si riceve
amore, ma è anche lì dove si impara l’amore. Non per niente Dio che è amore,
pur potendo entrare nella storia in molti modi più efficaci, ha scelto di
affidarsi a un padre e una madre.
Anna, dopo avere svezzato Samuele, lo ha condotto al tempio per
affidarlo ai sacerdoti. Anche qui la nostra mentalità ci fa gridare allo
scandalo, ma allora offrire un figlio a Dio era il massimo del dono possibile.
Maria e Giuseppe trovano Gesù al tempio a discutere con i maestri e a
occuparsi delle cose di Dio e invece di prenderlo a sberle, si limitano a
manifestarGli il loro dolore.
Ecco qui un altro aspetto fondamentale della famiglia cristiana: non si
appropria dei propri figli, ma li conduce a Dio. Questa è una responsabilità
grave e primaria, non delegabile a nessuno. Laddove la famiglia non accompagna
i figli a Dio, diventando così liberi, li si metterà inevitabilmente nelle mani
di qualcun altro che li porterà non dove devono andare, ma fuori strada.
Mi direte che faccio presto a parlare, visto che non sono genitore. In
realtà non dico che i genitori hanno la responsabilità dei risultati – nella
piena libertà i figli possono aderire o rifiutare la proposta - bensì quella di
instradare seriamente i figli sulla via di Dio.
Come possono fare?
Quando per strada qualcuno chiede un’indicazione, abbiamo due opzioni: o
ci mettiamo a indicare il percorso a destra, a sinistra, diritto, il
sottopassaggio, il ponte, ecc … oppure cominciamo a camminare con la persona e
la accompagniamo a destinazione. Diceva Paolo VI che “il mondo ha bisogno di testimoni, più che di maestri e se segue i
maestri è perché sono testimoni”. Il modo migliore per indicare la strada è
conoscerla bene e poi percorrerla insieme. Un figlio che fa esperienza concreta
delle fede, fatta di amore fiducioso per il Signore, di obbedienza alla Sua
volontà, di carità fattiva, di libertà di pensiero, ecc … prima o poi avrà la
possibilità di aderirvi, ma se è stato solo condotto al catechismo e poi non ha
mai visto pregare, andare a Messa, servire i poveri, perdonare, scegliere la
sobrietà di vita, come potrà scegliere?
I figli imparano a parlare, prendono i gusti alimentari, gli interessi
culturali, le passioni sportive, ecc … dai genitori, così imparano ad avere
confidenza con Dio, se essi Lo frequentano personalmente.
Padre, la famiglia come Tu l’hai voluta, è sotto continuo attacco,
perché il Maligno sa bene che, se la danneggia o, ancor meglio la distrugge,
può più facilmente ferire gli uomini; sii Tu scudo di questa Tuo progetto
d’amore. Fa che le mode passino, velocemente come son venute e lascino spazio a
ciò che Tu desideri e proponi. Aprici gli occhi e donaci il coraggio della
scelte.
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