Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 6 gennaio 2019

Un sapere inutile


EPIFANIA

     “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta” (Mt 2,5): questa è la risposta dei sacerdoti e degli scribi al re Erode. Costoro sanno con precisione il DOVE; il luogo dove deve nascere il Cristo, secondo la profezia. La citazione biblica è corretta e precisa. Evidentemente hanno una buona “scuola” alle spalle.

     I Magi invece “non sanno”, infatti chiedono: “Dov’è il re dei Giudei?” (Mt 2,2).
     C’è conoscenza e conoscenza; c’è un sapére che è accumulo di informazione e c’è una conoscenza che genera vita. I sacerdoti e gli scribi “sanno”, ma non si muovono, non vanno a cercare; i Magi “non sanno” con precisione, ma si sono coraggiosamente messi in viaggio per trovare Colui che cercavano, ma che non aveva ancora un volto.
     Il primo riconoscimento di Gesù Cristo come figlio di Dio nel Vangelo non è quello di san Pietro o degli altri Apostoli, ma dell’indemoniato di Cafarnao. Nella sinagoga di quella città un indemoniato incontra Gesù e il demonio che possiede quell’uomo dice: «Io so chi sei tu, il Santo di Dio» (Mc 1,24). Il diavolo Conosce alla perfezione le verità della dottrina cristiana e non ne dubita, eppure è il nemico assoluto di Dio e dell’uomo.
      L’Epifania è innanzitutto la festa della Luce che si espande e raggiunge tutti. Possiamo usare le parole del Salmista quando dice:  “Il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale:    Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore (Salmo 19,ss). Noi oggi contempliamo ancora una volta Dio che non fa eccezioni, non esclude gli uomini, ma li raggiunge uno  a uno, abbattendo ogni muro di separazione. Dio che si è fatto uomo, prima ha chiamato i pastori, emarginati dalla società, ora attira a sé dei pagani, esclusi dalla salvezza.
     L’Epifania però è anche la festa di chi non si accontenta di dire: “Signore, Signore”, ma poi se ne sta nel proprio mondo, ma di chi, di quel Signore vuole vedere il volto. E’ la festa di coloro che dicono: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore ….   Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi … Il tuo volto, Signore, io cerco.  Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27,4ss). E’ la festa della concretezza, perché chi cerca per davvero si muove, fa i passi necessari, non sta a ragionare chiuso nelle proprie sicurezze, ma accetta il rischio. Magari non sa bene ancora dove deve andare e dove arriverà, ma certamente si muove, perché sa che con Dio, “chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto(Mt 7,8).
     Il Signore può essere visto da chi cammina e sa lasciarsi stupire; da chi non Gli impedisce di manifestarsi come meglio crede; da chi non si gira dall’altra parte scandalizzato, perché Dio, invece di essere glorioso, ha scelto di nascere in una stalla.
     I Magi non s’accontentano di sapere, ma vogliono vedere. Quando si fa l’esperienza di toccare, vedere, sentire il Signore, ci si accorge che la Sua bellezza va ben al di là di ciò che si è sempre pensato. San Francesco nella sua maturità ha composto le “Lodi di Dio Altissimo”[1] che, sono un’esplosione di aggettivi, perché le parole sembrano non bastargli, per descrivere la sua esperienza di Dio.
     L’apostolo Giovanni inizia la sua prima lettera dicendo: “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita … quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1ss).
     Ecco cosa è la Chiesa: un popolo in continua ricerca di quel volto; di una relazione senza la quale sente di non vivere in pienezza.
     Signore, anche noi vogliamo provare la gioia dei Magi, ma preferiamo starcene tranquilli. Smuovici dalle nostre lentezze; mettici nel cuore un vero desiderio di Te, così ci metteremo in cammino e nessuno potrà fermarci.
    


[1] Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra
Tu sei trino e uno, Signore Dio degli dei,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza, Tu sei giustizia.
Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede.
Tu se la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

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