Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 22 settembre 2019

L'amministratore ASTUTO

XXV DOM. T.O.

Questo è un passo evangelico che crea spesso disorientamento, perché SEMBRA sostenere la disonestà. Vi sembra possibile? E’ evidente che, ci deve essere sotto qualcosa di diverso.

Così dice il Signore: «… non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e … Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare … Ecco, vi farò affondare nella terra, come affonda un carro quando è tutto carico di covoni. Allora nemmeno l’uomo agile potrà più fuggire né l’uomo forte usare la sua forza, il prode non salverà la sua vita né l’arciere resisterà, non si salverà il corridore né il cavaliere salverà la sua vita. Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno!» (Am 2,6-8;13-16). Bastano queste poche parole per non avere dubbi, se ce ne fossero. In ogni caso andiamo avanti con la lettura e comprendiamo bene che la disonestà non è tollerata da Dio: “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16, 10ss).
Le nostre azioni e i nostri pensieri possiamo nasconderli agli uomini e anche a noi stessi, ma certamente non a Dio: “Dicono: «Il Signore non vede, il Dio di Giacobbe non intende». Intendete, …: stolti, quando diventerete saggi? Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede? Colui che castiga le genti, forse non punisce, lui che insegna all’uomo il sapere? Il Signore conosce i pensieri dell’uomo: non sono che un soffio” (Salmo 94, 7ss).

Allora di cosa sta parlando Gesù? “Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza” (Lc 16,8). Non è la disonesta che Gesù ammira, ma l’abilità e l’inventiva, la furbizia con cui il fattore cerca di mettere al sicuro il proprio avvenire, appena si accorge che il suo futuro è in pericolo. Egli si mostra astuto, volgendo a proprio vantaggio la difficile situazione in cui è venuto a trovarsi. Ebbene, il cristiano non dovrebbe essere altrettanto pronto, attento e risoluto nell’assicurarsi nel tempo presente il regno di Dio? La parabola non dovrebbe essere intitolata «Il fattore infedele», come spesso avviene, bensì «Il fattore astuto».
Gesù desidera che l’ardore per la giustizia, renda i cristiani altrettanto capaci di trovare soluzioni a favore degli uomini. Il giorno in cui consacreremo lo stesso tempo tempo e materia grigia che, investiamo per conservare e moltiplicare il denaro, per aprire strade a favore della giustizia, il mondo cambierà.
In sostanza è come se Gesù ci stesse dicendo: “Scegliete Dio, radicalmente e, mettete le vostre abilità al servizio del Regno di Dio”. Tutto questo può essere fatto, solo se, come “figli della luce”, sappiamo con certezza che il denaro, in fondo non è che un piccolo affare, perché il Regno di Dio è il grande “affare”.
«Io vi dico: fatevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne» (16,9). C’è un solo modo per essere astuti come il fattore della parabola: utilizzare le proprie ricchezze per aiutare chi è nel bisogno. Tutto questo significa che i cristiani non possono vivere facendo del denaro il fine della loro esistenza; esso non può che essere un MEZZO e niente di più, per vivere e aiutare a vivere. Mai le logiche malate dell’economia, possono coinvolgere i cristiani che, sanno bene di essere custodi dell’umanità, loro affidata direttamente da Dio. Con Dio non si scherza. Ricordiamo il ricco epulone che, “indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe”; alla sua morte gli viene detto: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti” (Lc 16, 19s).




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