Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 26 luglio 2020

Non è vero che, chi si accontenta gode.

XVII DOM. T.O.

Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39); così l’evangelista Giovanni descrive il momento in cui ha incontrato Cristo. Quel giorno e quell’ora segnano uno spartiacque: c’è un prima e un dopo. Giovanni appartiene a quella schiera di uomini e donne che, con il profeta Geremia, può dire: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” (Ger 20,7).

Ci sono momenti in cui, per grazia, Dio rapisce il cuore e fa iniziare una vita nuova, dove praticamente nulla rimane come prima; ci si stupisce di se stessi, perché non ci si riconosce più e non si può che andare avanti; la vita di prima non è più un’opzione possibile. Per Saulo di Tarso è la voce sulla via di Damasco; per Francesco di Assisi l’incontro con il lebbroso; per J. Fesch il momento della disperazione nel carcere di Parigi1; per A. Frossard l’ingresso in una chiesa nella quale era esposto il SS. Sacramento2; per Teresa di Calcutta la voce durante il viaggio verso Darjeeling; Dorothy Day – fondatrice del Catholic Worker – la passione per la giustizia verso i poveri3; per Chiara Amirante – fondatrice di “Nuovi Orizzonti” - l'incontro con gli ultimi alla stazione Termini di Roma4; per me, indegnamente inserito nella lista con le persone straordinarie appena elencate, la Marcia francescana verso Assisi nel luglio del 1991. Cito anche me stesso, perché altrimenti si rischia di pensare che si tratti di eventi straordinari, riservati a persone speciali: io non ero che un giovane studente universitario, proveniente da un piccolo paese della provincia di Reggio Emilia.
Dietro a queste vicende, forse c’è un elemento comune: una inquietudine, un desiderio forte di vita vera, di spessore; non pura sopravvivenza. Un desiderio che spinge a camminare, anche se non sempre nella direzione giusta, come nel caso di Saulo e del giovane Jacques Fesch o di Dorothy Day. Lungo la strada della ricerca, Gesù più facilmente può raggiungerci. Quando siamo troppo soddisfatti o quando il cuore si accontenta, come fa Gesù a toccarci? Il tesoro lo trova, chi lo cerca; ma cerca, solo chi desidera grandi cose.
Dicevamo che, l’incontro con il Signore segna un passaggio radicale nella vita. L’evangelista Matteo lo descrive come un “vendere i propri beni” per comperare il campo o la perla. Quando si trova il meglio, il resto diventa relativo. Non c’è nessun obbligo o sforzo, semplicemente tutto diventa meno importante. Lo capisce bene chi è innamorato: le altre ragazze, anche se più belle della propria, non interessano più e, allora si vende la “libertà”, per condividere la vita con lei nel matrimonio. Lo capisce bene chi, come me è stato chiamato alla vita consacrata, diventata di punto in bianco, la via per vendere tutto. Non si vende tutto, però, se prima non si è trovato il tesoro; e, se il tesoro, non lo si custodisce, presto o tardi si recupera tutto ciò che si è venduto.
Agostino racconta in maniera straordinaria la sua esperienza estremamente concreta: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. … Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Padre, fa che la Tua Chiesa, sia lo spazio per quelli che non si accontentano mai; che non sono in pace finché non sentono il profumo di Cristo; non riconoscono il tocco taumaturgico della Sua mano e, la Sua voce, non orienta i loro passi.
1Spesso mi hanno detto: ‘Avevi tutto per essere felice. Non si capisce come un ragazzo come te, di così buona famiglia, sia potuto giungere a tanto…!’. Quanto sono false queste spiegazioni! Come se la risoluzione di commettere un atto criminoso non avesse radici più profonde!…Ciò che soprattutto mi ha incatenato a un certo modo di vedere le cose, è l’educazione che ho ricevuto. Non penso di dare prova di indiscrezione svelando quanto ormai è stato gridato ai quattro venti, e cioè che i miei genitori non andavano d’accordo. Ne risultava un ambiente familiare detestabile, fatto di urli nei momenti cruciali, e di disagio e di durezza dopo le crisi. Niente rispetto, niente amore! Mio padre, un uomo a suo modo incantevole per gli estranei, aveva di fatto uno spirito sarcastico, orgoglioso e cinico. Ateo all’estremo, nonostante il suo successo professionale, provava disgusto per una vita che non gli aveva procurato che disinganni e delusioni… Fin dalla giovane età mi sono nutrito delle sue massime, né potevo di certo fare altrimenti”; “Era una sera, nella mia cella… Nonostante tutte le catastrofi che da alcuni mesi si erano abbattute sulla mia testa, io restavo ateo convinto… Ora, quella sera, ero a letto con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita con una intensità rara, per ciò che mi era stato rivelato riguardo a certe cose di famiglia (si stava sfasciando tutto!) ed è allora che un grido mi scaturì dal petto, un appello al soccorso: ‘Mon Dieu! Mon Dieu!. E istantaneamente, come un vento violento, che passa senza che si sappia donde viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola”. E, in una lettera all’amico sacerdote Padre Thomas, precisa: “Ho creduto e non capivo più come facevo prima a non credere. La grazia mi ha visitato e una grande gioia s’è impossessata di me e soprattutto una grande pace. Tutto è diventato chiaro in pochi istanti. Era una gioia sensibile fortissima …”.
2Mentre spingevo il portale di ferro del convento, ero ateo […]. Il vetro martellato della porta, in controluce, non mi proponeva che delle ombre, tra le quali non riuscivo a distinguere il mio amico, e c’era una specie di sole dardeggiante in fondo all’edificio: non sapevo che si trattasse del Santissimo Sacramento. Questa luce, che non ho visto con gli occhi del corpo, non era quella che ci rischiara o che ci abbronza; era una luce spirituale, vale a dire una specie di luce che insegna e come l’incandescenza della verità. Essa ha definitivamente invertito l’ordine naturale delle cose. Dopo averla intravista, potrei quasi dire che per me solo Dio esiste, e che il resto non è che un’ipotesi
3«Diciamo che ho trovato [Dio] per mezzo dei Suoi poveri, e in un momento di gioia mi sono rivolta a Lui. Ho detto, a volte in modo irriverente, che la massa compiaciuta di borghesi cristiani che negava Cristo nei Suoi poveri mi ha fatto rivolgere al comunismo e che sono stati i comunisti e il lavorare con loro a farmi rivolgere a Dio».
4Ho iniziato a recarmi di notte in strada spinta da un semplice desiderio: condividere la gioia dell’incontro con Cristo Risorto proprio con quei fratelli che erano più disperati. Non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dall’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro l’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalità … ma quanta incredibile sete di amore, di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli inferi della strada. Ho provato con un certo timore e tremore a entrare in punta di piedi nelle storie delle persone che abitavano le zone più ‘calde’ della città e subito sono rimasta impressionata dalla sete di ascolto, di verità, di pace, di amore di … Dio, proprio in mezzo a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminali’, alcuni con fedine penali davvero impressionanti, non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità ma con il cuore impietrito dalle troppe violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità organizzata che non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte... ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmarlo con lo sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti. Molti di loro, sorpresi dalla presenza di una ragazza di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e spesso di disperazione, mi dicevano: ‘Ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso? Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? Ma chi te lo fa fare?’ Con tanta semplicità condividevo anch’io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e di incredibile apertura: Se la gioia che vediamo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto Gesù! E iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata: ‘Portaci via da questo inferno della strada. Vogliamo conoscere anche noi questo Gesù che ha cambiato la tua vita!’ Ben presto mi sono resa conto che, anche se ero a Roma, nel cuore della cristianità, non riuscivo a trovare un luogo dove portare questi nostri fratelli che avevano un bisogno disperato di essere accolti e di incontrare Gesù. C’erano tantissime mense, ostelli per la notte, comunità psico-terapeutiche o lavorative, ma non riuscivo a trovarne neanche una che accogliesse immediatamente i ragazzi che incontravo in strada e desse loro la possibilità di un accompagnamento umano e spirituale, basato sul vangelo, nell’impegnativo cammino di ricostruzione interiore e di guarigione del cuore”.

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