“Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo … Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna …, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio” (Bar 5,6s). Baruc, segretario del profeta Geremia, scrive questo bellissimo testo per il popolo di Israele ancora in esilio, per annunciargli il ritorno in patria. Molti di noi non possono percepire fino in fondo la sofferenza di chi è fuori dalla propria terra, - forse ci possono aiutare le parole di un salmo: “Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre, perché là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, allegre canzoni, i nostri oppressori …. Come cantare i canti del Signore in terra straniera?” (Salmo 137,1-4)., - quindi, probabilmente, fatichiamo anche a comprendere la gioia che può provocare un annuncio come quello del profeta.
Perché quella deportazione? Se leggiamo il libro di Baruc, ricorre continuamente questa frase: “Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, Dio nostro, non abbiamo camminato secondo i precetti che il Signore ci aveva messo davanti” (Bar 1,18). La causa è la punizione divina? No. La causa sta nel fatto che, quando l’essere umano o un popolo, sceglie di vivere in maniera difforme o contraria al progetto di Dio, ciò ha delle conseguenze. Se il medico mi dice che mangiando un Kg di cioccolata al giorno rischio di avere delle conseguenze serie per la salute, poi non posso accusare il medico per le conseguenze stesse.
Gesù ha fatto un breve discorso che, credo, può farci comprendere: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,24s). Ci fa bene ricordare queste parole, visto che tanti sembrano interessati a difendere “le radici” del nostro popolo. Dal mio punto di vista, la nostra “casa” potrà reggere, non, se vieteremo di costruire minareti, se metteremo la croce sulla bandiera del paese o cose del genere, ma se la nostra esistenza sarà fondata su Dio. Le nostre radici saranno salvate quando la logica di Cristo Crocifisso diventerà la nostra e si concretizzerà in scelte di vita; quando la visione antropologica cristiana (l'essere umano centro e vertice della creazione, intangibile e sacro) condizionerà la nostra esistenza – aborto, eutanasia, selezione genetica, pena di morte, sfruttamento economico della persona, ecc … sono la negazione dell’antropologia cristiana -; quando la capacità di dono, compassione e misericordia insegnateci da Gesù, ci spingeranno a cambiare vita; quando il rispetto per il creato, proprietà di Dio, diventerà una priorità concreta; quando alla Parola di Dio permetteremo di diventare “lampada ai nostri passi”; allora le radici saranno salve e germoglieranno. Il resto, credo, continuerà a essere sarà solo una difesa illusoria.
Possiamo anche pensare che a noi non succederà ciò che è avvenuto al popolo d’Israele; forse pensavano così anche gli abitanti dell’odierna Algeria, la terra che ha dato i natali a sant’Agostino e dove oggi i cristiani si contano sulle dita di una mano; oppure i cittadini dell’antica Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, dove sorgeva la più grande e splendida cattedrale del mondo – Santa Sophia – oggi ridotta a un museo, dopo essere stata trasformata in moschea.
Scrive papa Benedetto che “le vicende della Chiesa (cioè di noi cristiani) in questo mondo, sono come le fasi alterne della luna, che continuamente cresce e decresce, il cui splendore dipende dalla luce del sole, cioè Cristo”; o permettiamo al sole di Cristo di illuminarci, oppure non ci resta che l’ombra.
Giovanni Battista oggi parla a ciascuno di noi, a partire da me e ci dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,5s). Scrive papa Benedetto in una sua recente omelia: "Il significato dell’espressione “avvento” comprende anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente “visita”; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal “fare”.... A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza". Giovanni ci implora di continuare a lavorare, affinché vengano eliminati tutti quegli ostacoli che impediscono concretamente al Signore di entrare nella nostra vita e di prendervi dimora. Egli ci ricorda che “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”, purché gli permetta di salvarlo.
Oggi la parola di Dio ci dà grande speranza: mai Dio abbandonerà il suo popolo, anche quando esso, volontariamente sceglierà di voltargli le spalle per percorrere altre vie. Prima o poi il Signore, fedele alle sue promesse, riporterà il suo popolo alla libertà. Siamo però richiamati anche alla responsabilità: oggi, non domani, il Signore ci chiama a costruire sulla roccia. E’ giunto il momento; non possiamo più rimandare.
Perché quella deportazione? Se leggiamo il libro di Baruc, ricorre continuamente questa frase: “Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, Dio nostro, non abbiamo camminato secondo i precetti che il Signore ci aveva messo davanti” (Bar 1,18). La causa è la punizione divina? No. La causa sta nel fatto che, quando l’essere umano o un popolo, sceglie di vivere in maniera difforme o contraria al progetto di Dio, ciò ha delle conseguenze. Se il medico mi dice che mangiando un Kg di cioccolata al giorno rischio di avere delle conseguenze serie per la salute, poi non posso accusare il medico per le conseguenze stesse.
Gesù ha fatto un breve discorso che, credo, può farci comprendere: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,24s). Ci fa bene ricordare queste parole, visto che tanti sembrano interessati a difendere “le radici” del nostro popolo. Dal mio punto di vista, la nostra “casa” potrà reggere, non, se vieteremo di costruire minareti, se metteremo la croce sulla bandiera del paese o cose del genere, ma se la nostra esistenza sarà fondata su Dio. Le nostre radici saranno salvate quando la logica di Cristo Crocifisso diventerà la nostra e si concretizzerà in scelte di vita; quando la visione antropologica cristiana (l'essere umano centro e vertice della creazione, intangibile e sacro) condizionerà la nostra esistenza – aborto, eutanasia, selezione genetica, pena di morte, sfruttamento economico della persona, ecc … sono la negazione dell’antropologia cristiana -; quando la capacità di dono, compassione e misericordia insegnateci da Gesù, ci spingeranno a cambiare vita; quando il rispetto per il creato, proprietà di Dio, diventerà una priorità concreta; quando alla Parola di Dio permetteremo di diventare “lampada ai nostri passi”; allora le radici saranno salve e germoglieranno. Il resto, credo, continuerà a essere sarà solo una difesa illusoria.
Possiamo anche pensare che a noi non succederà ciò che è avvenuto al popolo d’Israele; forse pensavano così anche gli abitanti dell’odierna Algeria, la terra che ha dato i natali a sant’Agostino e dove oggi i cristiani si contano sulle dita di una mano; oppure i cittadini dell’antica Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, dove sorgeva la più grande e splendida cattedrale del mondo – Santa Sophia – oggi ridotta a un museo, dopo essere stata trasformata in moschea.
Scrive papa Benedetto che “le vicende della Chiesa (cioè di noi cristiani) in questo mondo, sono come le fasi alterne della luna, che continuamente cresce e decresce, il cui splendore dipende dalla luce del sole, cioè Cristo”; o permettiamo al sole di Cristo di illuminarci, oppure non ci resta che l’ombra.
Giovanni Battista oggi parla a ciascuno di noi, a partire da me e ci dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,5s). Scrive papa Benedetto in una sua recente omelia: "Il significato dell’espressione “avvento” comprende anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente “visita”; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal “fare”.... A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza". Giovanni ci implora di continuare a lavorare, affinché vengano eliminati tutti quegli ostacoli che impediscono concretamente al Signore di entrare nella nostra vita e di prendervi dimora. Egli ci ricorda che “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”, purché gli permetta di salvarlo.
Oggi la parola di Dio ci dà grande speranza: mai Dio abbandonerà il suo popolo, anche quando esso, volontariamente sceglierà di voltargli le spalle per percorrere altre vie. Prima o poi il Signore, fedele alle sue promesse, riporterà il suo popolo alla libertà. Siamo però richiamati anche alla responsabilità: oggi, non domani, il Signore ci chiama a costruire sulla roccia. E’ giunto il momento; non possiamo più rimandare.
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