Giacomo Galeazzi - La Stampa
Nello scandalo dei preti pedofili, dopo il caso Irlanda, si apre
il fronte olandese. Sulla Chiesa olandese, quella del «Catechismo»
che voleva portare la modernità nelle sacre stanze, si abbattono le
conclusioni della Commissione d’inchiesta indipendente creata «ad hoc»
per fare luce sugli episodi di abusi del clero e presieduta dall’ex
primo ministro Wim Deetman. Del resto nella lettera ai cattolici
d’Irlanda, Benedetto XVI indicato tra le cause degli abusi
l’allontanamento dalla Tradizione: «Molto sovente le pratiche
sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di
crescere, come a esempio la frequente confessione, la preghiera
quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese.
Fu anche
determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e
religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà
secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo». Infatti, «il
programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II fu a volte
frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si
stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo
migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza,
dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei
confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto
generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema
dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro
che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto
per la Chiesa e per i suoi insegnamenti».
La disfatta post-conciliare dell’ultraprogressista Chiesa olandese dà ragione all’analisi del Pontefice. «Numerose
decine di migliaia di minori» hanno subito abusi sessuali da
ecclesiasti della Chiesa cattolica olandese tra il 1945 e il 2010: circa
800 presunti responsabili di abusi sono stati identificati.
Inoltre «numerose decine di migliaia di minori hanno avuto a che fare
in forma leggera, grave o molto grave con comportamenti sessuali oltre i
limiti tra il 1945 e il 2010 in seno alla Chiesa cattolica olandese»,
ha indicato la commissione nella sua relazione finale. «Sulla base di
1.795 segnalazioni, la Commissione ha potuto individuare i nomi di 800
autori di abusi sessuali che lavorano o hanno lavorato per i vescovi»,
si aggiunge nel rapporto, precisando che «di queste 800 persone, almeno
105 sono ancora in vita». I vescovi olandesi e i leader degli ordini
religiosi sono «scioccati» dagli abusi sessuali sui minori compiuti dal
1945 al 2010 dal clero dei Paesi Bassi, rivelati oggi dalla commissione
Deetman, ed esprimono "vergogna e dispiacere" in un comunicato diffuso
in contemporanea in Olanda e dalla sala stampa vaticana. Il rapporto ha
riferito di numerose migliaia di minori che sarebbero stati compiuti da
circa 800 preti molestatori. La conferenza episcopale olandese e la
conferenza dei religiosi olandesi esprimono inoltre "profondo rammarico"
per l'insabbiamento dei casi da parte dei vertici ecclesiastici negli
anni passati, condannano la cultura del silenzio che ha circondato gli
abusi e sottolineato che "ancora molto può essere fato" per aiutare le
vittime.
"Condanniamo con forza ogni genere di abuso sessuale, perché è
diametralmente opposto alla dignità della persona umana e al Vangelo",
si legge nella nota. "Non c'è posto per tali pratiche nella nostra
Chiesa. Su questo non ci possono essere errori. Per questo assumeremo
ogni misura prevista dalla legge ecclesiale e civile quando c'è ogni
sospetto di abuso sessuale. I pubblici ministeri verranno informati
in base alla legge olandese quando c'è ogni sospetto di un'offesa
perseguibile. Ci impegniamo ad agire così in tutti i casi futuri".
"Il rapporto di indagine nota che la Chiesa aveva una cultura
nella quale nessuno parlava di sessualità o di abusi sessuali", si legge
nella nota. "Né i tempi né le circostanze possono giustificare la
terribile sofferenza causata ai bambini e alle loro famiglie". In questo
senso, i vescovi e i religiosi olandesi promettono di lavorare "per
rendere più facile parlare degli abusi sessuali. Verranno preparati
inequivocabili codici di comportamento; si darà maggior peso ai
programmi preventivi nella preparazione al ministero". Il dibattito
sulle responsabilità dello scandalo è particolarmente aspro all’interno
della chiesa dei Paesi Bassi. Secondo alcuni tutto è nato dopo il
Concilio Vaticano II quando la Chiesa olandese spingeva, molto più di
altre chiese, per riformare in senso aperto e liberal il suo stesso Dna.
Fu il cardinale Bernard Jan Alfrink, arcivescovo di Utrecht, a
pubblicare con l’appoggio di diversi teologi (tra questi il domenicano Edward
Schillebeeckx) un nuovo catechismo portatore di grandi aperture sui
temi dell’omosessualità, dell’aborto, delle pratiche anticoncezionali,
del sacerdozio delle donne, del celibato dei preti. Per altri, invece,
queste posizioni, seppure non condivisibili in alcun modo, sono il
segnale di una Chiesa che non elude certi problemi e che di questi
problemi vuole parlare.
Fino a pochi mesi fa il principale interprete di questa Chiesa aperta
al mondo e al suo spirito era Adrianus Herman van Luyn, vescovo di
Rotterdam, anch’egli salesiano. Il 18 gennaio il Papa ha accettato le
sue dimissioni per raggiunti limiti di età. I vertici ecclesiastici si
impegnano adesso a "fare giustizia alle vittime, a ricreare il loro
rispetto e ad aiutarli a guarire nella misura del possibile", ma
sottolineano che le attuali procedure non bastano: "Può essere fatto
ancora molto per aiutare le vittime e vogliamo contribuire personalmente
a ciò". La nota mette in evidenza, ancora, che gli abusi sono stati
tanto più riprovevoli perché "i genitori credevano di aver affidato i
loro figli a istituzioni sane e a preti e religiosi onorevoli.
Oltre a quel che ha fatto ai bambini, l'infrazione della fiducia ha
colpito anche i parenti. Sugli scandali che hanno colpito la Chiesa in
diversi Paesi, dalla Germania all’Irlanda, il Vaticano ha preso una
netta posizione. La Chiesa ha «affrontato il manifestarsi del problema
con tempestività e decisione», ha dichiarato il portavoce della Santa
Sede, padre Federico Lombardi. In una nota per la Radio Vaticana, il
portavoce papale ha spiegato anche come «concentrare le accuse solo
sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva». Infatti «le principali
istituzioni ecclesiastiche coinvolte» nella bufera-pedofilia «hanno
affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e con
decisione,hanno dato prova di volontà di trasparenza, in certo senso
hanno accelerato il manifestarsi del problema invitando le vittime a
parlare anche quando si trattava di casi di molto tempo fa». Così
facendo «hanno affrontato le questioni con il piede giusto, perché il
punto di partenza corretto è il riconoscimento di ciò che è avvenuto, e
la preoccupazione per le vittime e le conseguenze degli atti compiuti
contro di loro».
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