di Romano Guardini
Se
qualcuno mi domandasse: Io vorrei avanzare nella vita morale; dove devo
cominciare?, rispondere: Dove
vuoi. Puoi cominciare da un difetto di cui ti sei reso consapevole
nella vita professionale. Puoi iniziare dalle esigenze della vita
sociale, della famiglia, dell’amicizia, là dove hai osservato
una tua lacuna. Oppure hai capito il punto debole d’una tua
passione, e puoi cercare di venirne a capo. In fondo ciò che importa è
soltanto che tu sia leale e che in qualsiasi punto ti metta
all’opera con decisione: allora una cosa tira l’altra. Perché la
vita dell’uomo è un tutto; se egli incomincia decisamente da una parte,
la sua coscienza si desta e la sua energia morale si
rafforza anche verso le altre parti, allo stesso modo che un difetto
in un punto dell’esistenza incide in ogni suo punto.
Ma
se colui volesse ulteriormente domandare: Che cosa costituisce la
premessa di ogni proposito morale
veramente efficace, per rettificare storture, fortificare fragilità,
riequilibrare eccessi? allora gli si dovrebbe rispondere, io credo: E’
l’accettazione di ciò che è; l’accettazione della
realtà; della realtà tua, delle persone che ti stanno intorno, del
tempo in cui tu vivi.
Tutto ciò suona forse teorico, ma è non soltanto giusto, ben degno della viva attenzione d’ogni spirito
lealmente impegnato; giacché non è affatto ovvio che noi accettiamo ciò che è anche intimamente con prontezza di cuore.
Ora
si potrebbe un’altra volta obiettare e dire: Ma questo è un modo
artificioso di pensare. Ciò che è è,
sia che lo si ‘accetti’ o no. A prescindere pure dal fatto che un
atteggiamento simile è comodo e rende passivi. Vogliamo allora anzitutto
mettere in chiaro che qui non si tratta d’un passivo e
debole subire tutto, ma si tratta di vedere la verità e di disporsi a
suo riguardo, risoluti naturalmente alla fatica e, se necessario alla
lotta per essa.
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