È tutto merito di un disguido.
Avrebbe dovuto rimanere riservato, segreto, e invece venne ripreso e
registrato, e dunque immortalato, dai microfoni della Rai che non furono spenti
per un imprevisto. È il fuorionda del primo colloquio tra papa Paolo VI e il
patriarca di Costantinopoli Atenagora, avvenuto alle 21,30 del 5 gennaio 1964
nella Delegazione apostolica di Gerusalemme durante il pellegrinaggio di
Giovanni Battista Montini in Terra Santa (4-6 gennaio 1964).
«Le esprimo tutta la mia
gioia,
tutta la mia emozione. Veramente penso che questo è un momento che
viviamo in presenza di Dio», sono le prime parole del Papa al Patriarca in
questo colloquio. E Atenagora gli risponde: «In presenza di Dio. Lo ripeto in
presenza di Dio». Il Patriarca rivela al Pontefice di essere «profondamente
commosso, Santità. Mi vengono le lacrime agli occhi». E allora il Vescovo di
Roma gli dice: «Siccome questo è un vero momento di Dio, dobbiamo viverlo con
tutta l’intensità, tutta la rettitudine e tutto il desiderio…», «di andare
avanti» interviene Atenagora, e Paolo VI aggiunge «di fare avanzare le vie di
Dio».
E poi Atenagora dice:
«Abbiamo lo stesso desiderio. Quando appresi dai giornali che Lei aveva deciso
di visitare questo Paese, mi venne immediatamente l’idea di esprimere il
desiderio d’incontrarLa qui ed ero sicuro che avrei avuto la risposta di Vostra
Santità positiva, perché ho fiducia in Vostra Santità. Io vedo Lei, La vedo,
senza adularLa, negli Atti degli Apostoli. La vedo nelle lettere di san Paolo
di cui porta il nome».
Paolo VI: «Le parlo da
fratello: sappia ch’io ho la stessa fiducia in Lei. La Provvidenza ci ha scelto
per intenderci. Sono così ricolmo di impressioni che avrò bisogno di molto
tempo per far emergere ed interpretare tutta la ricchezza di emozioni che ho
nell’animo. Voglio, tuttavia, approfittare di questo momento per assicurarla
dell’assoluta lealtà con la quale tratterò sempre con Lei». «La stessa cosa da
parte mia», assicura Atenagora.
Paolo VI: «Non ho alcuna
intenzione di deluderla, di approfittare della sua buona volontà. Altro non
desidero che percorrere il cammino di Dio». Atenagora: «Ho in vostra Santità
una fiducia assoluta. Sarò sempre al suo fianco». Paolo VI gli promette: «Che
vostra Santità sappia, fin da questo momento, ch’io non cesserò mai di pregare,
tutti i giorni, per Vostra Santità e per le comuni intenzioni che abbiamo per
il bene della Chiesa». Atenagora allora sottolinea: «Ci è stato fatto il dono
di questo grande momento; noi perciò resteremo insieme. Cammineremo insieme.
Che Dio... Vostra Santità, Vostra Santità inviato da Dio... il Papa dal grande
cuore. Sa come la chiamo? “O megalòcardos”, il Papa dal grande cuore!». Ma
Paolo VI gli dice: «Siamo solo degli umili strumenti. Più siamo piccoli e più
siamo strumenti; questo significa che deve prevalere l’azione di Dio, che deve
prevalere la norma di tutte le nostre azioni. Da parte mia rimango docile e
desidero essere il più obbediente possibile alla volontà di Dio e di essere il
più comprensivo possibile verso di Lei, Santità, verso i suoi fratelli e verso
il suo ambiente».
«So che questo è difficile;
so che ci sono delle suscettibilità, una mentalità – continua il Pontefice -
che c’è una psicologia - «da tutte e due le parti», ammette Atenagora - Ma so
anche – prosegue Montini - che c’è una grande rettitudine e il desiderio di
amare Dio, di servire la causa di Gesù Cristo. È su questo che ripongo la mia
fiducia». E anche il Patriarca su questo ripone «la mia fiducia. Insieme,
insieme».
Poi Paolo VI entra nel
merito delle questioni: «Io non so se questo è il momento. Ma vedo quello che
si dovrebbe fare, cioè studiare insieme o delegare qualcuno che...», «da tutte
e due le parti», aggiunge Atenagora.
E il Papa vorrebbe «sapere qual è
il pensiero di Vostra Santità, della Vostra Chiesa, circa la costituzione della
Chiesa. È il primo passo...». Atenagora risponde: «Seguiremo le sue opinioni».
«Si discuterà – prevede il
Papa – cercheremo di trovare la verità». Atenagora: «La stessa cosa da parte
nostra e io sono sicuro che noi saremo sempre insieme».
Paolo VI: «Spero che questo sarà
probabilmente più facile di quanto pensiamo». Atenagora: «Faremo tutto il
possibile».
Paolo VI continua: «Ci sono due o
tre punti dottrinali sui quali c’è stata, da parte nostra, un’evoluzione,
dovuta all’avanzamento degli studi. Esporremo il perché di questa evoluzione e
lo sottoporremo alla considerazione Sua e dei vostri teologi. Non vogliamo
inserire nulla di artificiale, di accidentale in quello che riteniamo essere il
pensiero autentico. Un’altra cosa che potrebbe sembrare secondaria, ma che ha
invece la sua importanza: per tutto ciò che concerne la disciplina, gli onori,
le prerogative, sono totalmente disposto ad ascoltare quello che Vostra Santità
crede sia meglio». Atenagora garantisce: «La stessa cosa da parte mia».
In conclusione, il Papa
mette in evidenza: «Nessuna questione di prestigio, di primato, che non sia
quello... stabilito da Cristo. Ma assolutamente nulla che tratti di onori, di
privilegi. Vediamo quello che Cristo ci chiede e ciascuno prende la sua
posizione; ma senza alcuna umana ambizione di prevalere, d’aver gloria,
vantaggi. Ma di servire».
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