Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

sabato 4 gennaio 2014

I santi si intendono - incontro a Gerusalemme tra Paolo VI e Atenagora



È tutto merito di un disguido. Avrebbe dovuto rimanere riservato, segreto, e invece venne ripreso e registrato, e dunque immortalato, dai microfoni della Rai che non furono spenti per un imprevisto. È il fuorionda del primo colloquio tra papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora, avvenuto alle 21,30 del 5 gennaio 1964 nella Delegazione apostolica di Gerusalemme durante il pellegrinaggio di Giovanni Battista Montini in Terra Santa (4-6 gennaio 1964).

«Le esprimo tutta la mia gioia,
tutta la mia emozione. Veramente penso che questo è un momento che viviamo in presenza di Dio», sono le prime parole del Papa al Patriarca in questo colloquio. E Atenagora gli risponde: «In presenza di Dio. Lo ripeto in presenza di Dio». Il Patriarca rivela al Pontefice di essere «profondamente commosso, Santità. Mi vengono le lacrime agli occhi». E allora il Vescovo di Roma gli dice: «Siccome questo è un vero momento di Dio, dobbiamo viverlo con tutta l’intensità, tutta la rettitudine e tutto il desiderio…», «di andare avanti» interviene Atenagora, e Paolo VI aggiunge «di fare avanzare le vie di Dio».
 E poi Atenagora dice: «Abbiamo lo stesso desiderio. Quando appresi dai giornali che Lei aveva deciso di visitare questo Paese, mi venne immediatamente l’idea di esprimere il desiderio d’incontrarLa qui ed ero sicuro che avrei avuto la risposta di Vostra Santità positiva, perché ho fiducia in Vostra Santità. Io vedo Lei, La vedo, senza adularLa, negli Atti degli Apostoli. La vedo nelle lettere di san Paolo di cui porta il nome».
Paolo VI: «Le parlo da fratello: sappia ch’io ho la stessa fiducia in Lei. La Provvidenza ci ha scelto per intenderci. Sono così ricolmo di impressioni che avrò bisogno di molto tempo per far emergere ed interpretare tutta la ricchezza di emozioni che ho nell’animo. Voglio, tuttavia, approfittare di questo momento per assicurarla dell’assoluta lealtà con la quale tratterò sempre con Lei». «La stessa cosa da parte mia», assicura Atenagora.
Paolo VI: «Non ho alcuna intenzione di deluderla, di approfittare della sua buona volontà. Altro non desidero che percorrere il cammino di Dio». Atenagora: «Ho in vostra Santità una fiducia assoluta. Sarò sempre al suo fianco». Paolo VI gli promette: «Che vostra Santità sappia, fin da questo momento, ch’io non cesserò mai di pregare, tutti i giorni, per Vostra Santità e per le comuni intenzioni che abbiamo per il bene della Chiesa». Atenagora allora sottolinea: «Ci è stato fatto il dono di questo grande momento; noi perciò resteremo insieme. Cammineremo insieme. Che Dio... Vostra Santità, Vostra Santità inviato da Dio... il Papa dal grande cuore. Sa come la chiamo? “O megalòcardos”, il Papa dal grande cuore!». Ma Paolo VI gli dice: «Siamo solo degli umili strumenti. Più siamo piccoli e più siamo strumenti; questo significa che deve prevalere l’azione di Dio, che deve prevalere la norma di tutte le nostre azioni. Da parte mia rimango docile e desidero essere il più obbediente possibile alla volontà di Dio e di essere il più comprensivo possibile verso di Lei, Santità, verso i suoi fratelli e verso il suo ambiente».
«So che questo è difficile; so che ci sono delle suscettibilità, una mentalità – continua il Pontefice - che c’è una psicologia - «da tutte e due le parti», ammette Atenagora - Ma so anche – prosegue Montini - che c’è una grande rettitudine e il desiderio di amare Dio, di servire la causa di Gesù Cristo. È su questo che ripongo la mia fiducia». E anche il Patriarca su questo ripone «la mia fiducia. Insieme, insieme».
Poi Paolo VI entra nel merito delle questioni: «Io non so se questo è il momento. Ma vedo quello che si dovrebbe fare, cioè studiare insieme o delegare qualcuno che...», «da tutte e due le parti», aggiunge Atenagora.
E il Papa vorrebbe «sapere qual è il pensiero di Vostra Santità, della Vostra Chiesa, circa la costituzione della Chiesa. È il primo passo...». Atenagora risponde: «Seguiremo le sue opinioni».
«Si discuterà – prevede il Papa – cercheremo di trovare la verità». Atenagora: «La stessa cosa da parte nostra e io sono sicuro che noi saremo sempre insieme».
Paolo VI: «Spero che questo sarà probabilmente più facile di quanto pensiamo». Atenagora: «Faremo tutto il possibile».
Paolo VI continua: «Ci sono due o tre punti dottrinali sui quali c’è stata, da parte nostra, un’evoluzione, dovuta all’avanzamento degli studi. Esporremo il perché di questa evoluzione e lo sottoporremo alla considerazione Sua e dei vostri teologi. Non vogliamo inserire nulla di artificiale, di accidentale in quello che riteniamo essere il pensiero autentico. Un’altra cosa che potrebbe sembrare secondaria, ma che ha invece la sua importanza: per tutto ciò che concerne la disciplina, gli onori, le prerogative, sono totalmente disposto ad ascoltare quello che Vostra Santità crede sia meglio». Atenagora garantisce: «La stessa cosa da parte mia».
In conclusione, il Papa mette in evidenza: «Nessuna questione di prestigio, di primato, che non sia quello... stabilito da Cristo. Ma assolutamente nulla che tratti di onori, di privilegi. Vediamo quello che Cristo ci chiede e ciascuno prende la sua posizione; ma senza alcuna umana ambizione di prevalere, d’aver gloria, vantaggi. Ma di servire».

Nessun commento:

Posta un commento