EPIFANIA
Un racconto rabbinico,
trascritto da Elie Wiesel, narra di Jehel,
un ragazzino che un giorno si
precipitò, piangendo, con le guance solcate da lacrimoni, nella stanza di suo
nonno Baruch, famoso rabbino. Jehel si lamentava: “Il mio amico mi ha lasciato
tutto solo. E’ stato ingiusto e sleale con me”. “Davvero? Puoi spiegarti
meglio?”, gli chiese il nonno. “Sì, gli rispose il giovane – abbiamo giocato a
nascondino, e io mi sono nascosto così bene che l’altro non riusciva più a
trovarmi. Ma allora egli ha semplicemente smesso di cercare, e se n’è andato
via. Questo non è sleale?”. Allora il nonno gli accarezzò il viso, mentre anche
a lui venivano le lacrime agli occhi, e gli disse: “Hai ragione, tutto ciò è
davvero sleale. E vedi, con Dio succede la stessa cosa. Egli si è nascosto, e
noi neanche lo cerchiamo più”.
Dio si è nascosto, afferma
il vecchio rabbino ebreo, ma noi cristiani sappiamo che non è più così: Dio si
è fatto carne, è uscito dal suo cielo, per camminare sulla nostra terra. La
prima Epifania è la nascita di Gesù e l’adorazione dei pastori, insieme a Maria
e Giuseppe. Epifania, infatti, significa manifestazione,
apparizione - il termine veniva utilizzato dai greci per indicare
l'azione o la manifestazione di una divinità (mediante miracoli, visioni,
segni, ecc.) -. Per questo noi non abbiamo più bisogno di dire, con il
salmista: “Signore, abbassa il tuo cielo
e discendi” (Salmo 144,5), perché Dio si è incarnato e ha scelto di restare
con noi, per sempre. Eppure rimangono vere, almeno per molti, le parole del
vecchio rabbino: “Dio, noi non lo cerchiamo più”.
Oggi i Magi ci sono maestri; essi infatti sono
cercatori, che si lasciano attrarre dalla luce. Non si accontentano, come
Erode, i Sommi sacerdoti e gli scribi, di sapere dove nascerà il Messia,
rimanendo però bloccati a Gerusalemme. Provate a rileggere il Vangelo e vedrete
che Erode è fisicamente fermo, sono gli altri che devono andare da lui: “convocò allora tutti i capi dei sacerdoti”;
“chiamò segretamente i Magi”. I Magi invece si muovono, camminano –
dall’Oriente a Gerusalemme, da Gerusalemme a Betlemme, da Betlemme, per
un’altra strada al proprio paese; la paura per i rischi del viaggio, l’inevitabile
fatica non li hanno fermati: sono partiti.
Solo per questo il loro percorso non è infruttuoso:
“Al vedere la stella furono ripieni di straordinaria gioia; ed
entrati nella casa videro il bambino” (Mt 2,10s). Dio si lascia trovare da
chi lo cerca e dona gioia.
Lasciamo riecheggiare nel
cuore le parole di Gesù: “Chiedete
e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque
chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7,7s), poi
mettiamoci in cammino, senza fare troppi calcoli, perché altrimenti rischieremo
di perdere solo tempo.
Certo, i Magi
hanno un vantaggio, sono uomini che desiderano – abbiamo già detto in passato
che questo termine deriva dal composto
di de- (che esprime mancanza o separazione: de-mente =
stupido, privo di mente; de-capitare separare la testa - caput - dal
corpo) e un derivato di sidus, siderìs "stella" e
significa "avvertire la mancanza delle stelle (sidera)", e
perciò "sentire la mancanza di". Solo chi desidera, cerca, si muove, non si
lascia lentamente appassire.
I Santi...i Santi...quanta gioia vedere come il Signore attraverso il suo Santo Spirito opera in loro!una grande gioia che allarga il cuore.mara
RispondiElimina