IV DOM. PASQUA
Il 1700 ha segnato una svolta nella vita del mondo occidentale: si è
scoperta l’importanza della ragione umana. Kant definisce così l' illuminismo come
“l'uscita
dell'uomo dallo stato di minorità [ ... ] abbi il coraggio di servirti della
tua propria intelligenza!
". Rousseau, pensatore francese, dirà: "grande e bello spettacolo veder l'uomo uscir
quasi dal nulla per mezzo dei suoi propri sforzi; disperdere, con i lumi
della ragione, le tenebre in cui la natura l'aveva avviluppato; innalzarsi al
di sopra di se stesso; lanciarsi con lo spirito fino alle regioni celesti:
percorrere a passi di gigante, al pari del sole, la vasta distesa dell'
universo; e, ciò che é ancor più grande e difficile, rientrare in se stesso per
studiarvi l' uomo e conoscerne la natura, i doveri e il fine".
Locke, filosofo
preilluminista, definisce la ragione come una candela che ci illumina il
cammino; é sì l' unica luce, ma rimane comunque una luce fioca, che non può
tutto. Per gli uomini del 1700 la ragione non é più un qualcosa di illimitato
come era per quelli del 1600, ma é tuttavia l' unico mezzo a nostra disposizione
per conoscere la realtà. Tutti gli illuministi hanno grande fiducia nella
ragione umana e nel futuro e grande svalutazione del passato, visto come somma
di errori scientifici, ingiustizie sociali e superstizioni religiose.
La ragione umana è uno strumento
prezioso, donatoci da Dio stesso, per conoscere, per quanto possibile, la
realtà che ci circonda. Il problema, quindi, non sta nella ragione in sé, ma
nell’illusione che, attraverso di essa, l’essere umano possa capire, conoscere,
sapere in autonomia. L’uomo autonomo, infatti, pensa di non avere più bisogno
di Dio, anzi Lo considera come un nemico del pieno sviluppo della persona e lo
riduce a banale espediente per spiegare l’inspiegabile o per sedare le
preoccupazioni della vita presente e l’inquietudine per quella futura.
E’ sotto gli occhi di tutti la
positività del cammino fatto in questi secoli, ma è altrettanto evidente lo
smarrimento umano. Può aiutarci a comprendere la situazione il bel romanzo di
Daniel Defoe, “Robinson Crusoe”, dove il protagonista, trovandosi completamente
solo, sa rapidamente realizzare spazi di vita “comoda” – abitazioni sicure e
confortevoli, coltivazione e allevamento;
panificazione, produzione di terre cotte e abbigliamento -, ma questo
non gli basta. Ben presto dalla sua solitudine scopre Dio e una relazione
profonda con Lui e fa di tutto per rientrare in contatto con gli esseri umani. Il
nostro mondo è un po’ così, non manca di niente, ma gli manca ciò che è
essenziale. L’uomo manipola tutto, convinto di non avere limiti. Il diavolo è
all’opera e scimmiotta Dio; vuole una sua creazione, dove l’uomo non è
coltivatore e custode del creato, ma padrone. In realtà lo vuole schiavo: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti
ai miei piedi mi adorerai” (Mt 4,9).
L’essere umano vaga disperato in cerca di sé, perché non sa più da dove
viene né dove va; cura il corpo e la psiche, ma non l’anima, che considera
inesistente o quanto meno irrilevante.
Abbiamo bisogno di risvegliarci, di prendere coscienza che, solo in
Cristo noi troviamo la luce piena: “Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Abbiamo
bisogno di tornare a seguire l’unico pastore, il Buon Pastore. Lui solo infatti
è via, verità e vita e solo in Lui c’è salvezza. Penso che dobbiamo smettere di
seguire guide cieche, perché, altrimenti insieme a loro finiremo fuori strada e
non raggiungeremo la meta. Basta dire: “Sono cattolico, ma …”, diventando così
seguaci del vangelo secondo me o secondo il tal politico, il tal giornalista.
Signore, solo Tu sei il buon pastore, perché non ti servi di noi, per il
tuo interesse, ma ci servi, perché ci ami. Insegnaci a essere tue pecore; non
lasciare che continuiamo a vagare disorientate; facci sentire la tua voce e
conducici a casa.
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