Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

mercoledì 20 gennaio 2016

Da leggere


«Cosa è oggi la corruzione?», chiede a un certo punto Paolo Gambi all’economista Ettore Gotti Tedeschi. L’ex presidente dello Ior risponde: «È non voler vedere la dilagante “corruptio optimi pessima”e giustificarla. Altro che la corruzione nella politica e negli affari». Nel libro-intervista «Un mestiere del diavolo» (edito da Giubilei Regnani, 260 pagine, 15 euro) si intrecciano riferimenti alle vicende finanziarie più scottanti e approfondimenti teologici, storici e culturali. Una conversazione che pone quesiti di fondo a una figura di spicco del mondo bancario e finanziario internazionale, come l’esistenza del diavolo.
«Se non credessi all’esistenza del demonio, non potrei riconoscermi cattolico - argomenta Gotti Tedeschi - Tutta la Sacra Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse, parla di Satana. Praticamente Satana è quasi sempre presente nell’insegnamento di Gesù, nella sua storia su questa terra». Gotti Tedeschi dal settembre 2009 a maggio 2012 ha presieduto in Vaticano l’Istituto Opere di Religione. È stato consigliere economico del ministro del Tesoro (2008-2011) e docente di etica economica e finanza all’Università Cattolica di Milano. Chiesa, morale, economia sono i tre temi intorno a cui si sviluppa il dialogo tra gli autori. A partire dallo scontro fra cattolicesimo e modernità.

Lei nel libro glissa abbastanza sulla nota vicenda che l’ha coinvolta, dicendo che le «è stato impedito» di contribuire a «moralizzare» le finanze vaticane. Da chi?  
«Non ho deciso di “glissare”, questo libro non è stato concepito per parlare di questa vicenda. In realtà non sono ancora maturi i tempi per affrontare questo tema di moralizzazione delle “finanze vaticane” che è strettamente collegato ad altre vicende molto più importanti. Questo spiega perché questo argomento neppure lo affronto. Peraltro il “chi” lo ha impedito, lo ha lasciato intendere, nella sua sentenza, la Procura della Repubblica di Roma». 

Come vede quella vicenda oggi, a quasi quattro anni di distanza?  
«Io credo che una persona di criterio debba cercare di avere una unità di vita, conciliando le opere con la sua fede, senza vergognarsene. In più credo che una vita debba, e possa, avere significato e valore solo se riesce a perseguire il senso che le si dà o si vuole darle. In questi due sensi (rigidamente da me interpretati), nel mio incarico ricevuto da Papa Benedetto XVI, ho fallito. A quattro anni di distanza, forse ho perfezionato la comprensione di perché ho fallito, ma resta il risultato finale. Anche se qualcuno mi ha cercato di consolare dicendomi che aver successo, a volte, significa fallire...». 

Come giudica il cammino che è stato intrapreso negli ultimi anni a questo riguardo?  
«Se posso usare facoltà di giudizio sulla base della sola lettura dei giornali, con pochi commenti insider, i cammini (al plurale) intrapresi, non mi paiono coerenti con la esortazione che Papa Benedetto aveva espresso per la realizzazione di detto progetto». 

Il suo libro in realtà parla meno di economia e più di teologia: perché?  
«Il titolo del libro lo spiega: “Un mestiere del diavolo”, non lascia certo immaginare un testo di economia. Anche se qualcuno ritiene, in modo errato, che i soldi siano lo sterco di satana... Oggi più che mai economia è un mezzo che necessita un fine e non può avere autonomia morale. Questo libretto è solo un tentativo di proporre, in modo semplice, ma sempre ironico e provocatorio, riflessioni morali, di pensiero e comportamento, su argomenti attuali conseguenti al processo di globalizzazione in corso. Processo che “provoca” anche la Chiesa, sfidandola a ignorare, o fare compromessi, con le esigenze della cosiddetta modernità, sempre più gnostica, del mondo globale. La sfida che metto sul palcoscenico è proprio tra dottrina e prassi , tra dogma e pastorale, tra idee e comportamento. E la commedia sta nel vedere se prassi, pastorale e comportamento, son riuscite e riusciranno sempre più a influenzare dottrina, dogmi, idee. Il convitato di pietra di tutta la conversazione riportata nel libretto, è il demonio, della cui azione (anche all’interno della santa chiesa di Cristo) tanti papi, anche recentemente, hanno parlato e descritto. Se si riconosce che c’è e che agisce, è necessario riflettere sulle cause ed effetti, nella produzione di tanti fatti che preoccupano l’uomo di criterio. E se la causa è la sua azione è necessario proporre soluzioni alla causa, non agli effetti». 

Nel libro non mancano passaggi che sembrano prendere le distanze da alcune affermazioni dell’attuale Pontefice. Per esempio, quando lei dice che «per rincorrere e riportare nel recinto le famose pecorelle fuggite» si rischia di lasciare quelle rimaste nel recito danneggiato dove entrano i lupi...  
«Io non ho preso e non prendo ora, le distanze dal Pontefice, se leggete tutti i punti in cui mi riferisco direttamente a Lui lo riconoscerà. Il Pontefice è indifferente alla mia persona e alla mia storia. E io sono rassegnato a ciò. Ma le mie considerazioni sono riferite esclusivamente allo stato di salute e di pericolo delle pecorelle. C’è un vecchio detto spagnolo che recita: “quello che va bene ai lupi, non va bene agli agnelli...”. I lupacchioni gnostici stanno trionfando ovunque e in ogni circostanza, io mi preoccupo di quelli. Vedete io sono assolutamente convinto che la miseria morale origini quella materiale, sociale, culturale, politica, ecc. E la miseria morale si combatte cambiando l’uomo, e l’uomo si cambia, come scrive papa Francesco in Lumen Fidei, con magistero, preghiera e sacramenti. Come posso dissentire io dal Papa? Tornando alla precedente domanda-risposta, la preoccupazione di molti vecchi cattolici, come me, non è tanto nelle parole pronunciate, ma nei fatti concretizzati. Non è nella certezza che la dottrina non cambi, che il dogma non si tocchi, la attenzione preoccupata è sulla prassi o sulla pastorale che li vuole far adattare ai tempi, alle circostanze, ecc. Tutti noi vorremmo esser consolati da una Chiesa consolatrice, ma per il bene della vita eterna, vorremmo aver consapevolezza che saremo anche istruiti, educati, adeguatamente dal Magistero che salva, magari consolando meno e insegnando di più». 

Perché ha criticato l’enciclica «Laudato si’»?  
«Credo di esser stato fra i primi a esprimere una valutazione sull’enciclica appena uscita, sul Foglio. Lì richiamai l’attenzione dei lettori (pieni di pregiudizi dopo le varie anticipazioni sull’enciclica stessa) sulla assoluta conformità con la tradizione del Magistero. Nell’enciclica rilevai che stava scritto che il degrado ambientale è conseguenza di quello morale. Ma l’enciclica in più punti sembra confondere cause con effetti. Il più importante è semplicemente che l’origine del problema ambientale è dovuta, come causa, alle dottrine degli stessi ambientalisti neomalthusiani. In detto articolo lo spiego bene, e ho ottenuto consensi in vari ambienti, anche “romani”. Solo in quelli neomalthusiani si disse che volevo attaccare l’enciclica del Papa». 

E perché, invece, propone addirittura un nuovo Sillabo per il nostro secolo?  
«Per tantissime ragioni. La prima più importante è perché la gnosi ha trionfato ovunque: in filosofia imponendo il relativismo contro l’assolutismo della religione cattolica; in antropologia dove la creatura figlia di Dio non è altro che un bacillo evoluto; nelle scienze dove la religione cattolica è trattata come superstizione ostacolo alla applicazione delle scienze stesse che potrebbero salvare l’uomo; in economia dove per far scomparire il criterio morale si spiega che il problema economico causa quello morale, anziché il contrario; in sociologia dove il pensiero malthusiano ha conquistato anche parte del mondo cattolico; in materia sessuale, dove è scomparso il criterio di natura e contro natura. La seconda più importante è perché la conformità culturale dominante è talmente impositiva che le persone con posizioni di responsabilità hanno letteralmente terrore di dissociarsi dal pensiero dominante. Provate a metter in discussione, che so, l’Europa con i suoi dictat sulle leggi morali, provate a spiegare approfonditamente perché siete contrari alla teoria gender o unioni civili, provate a esprimere dubbi su come è affermato il problema dell’ambientalismo, provate ad affermare che il problema della immigrazione non è quello che viene imposto... Bene, non c’è sufficiente materia per un nuovo “sillabo”?».

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