Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 28 febbraio 2016

Chi sono senza di Te?



III DOM. QUARESIMA

     Effonde il mio cuore liete parole …” (Salmo 44,2), sono le parole di un salmo; esprimono il ringraziamento che sgorga spontaneo dopo aver ascoltato la parola di Gesù.

     Siamo abituati a un mondo dove la  punizione sembra essere la prima se non l’unica soluzione. I mezzi di comunicazione periodicamente sbattono il mostro in prima pagina e favoriscono processi sommari. Ancora oggi sentiamo troppo spesso il grido: “Crocifiggilo! Taglialo!”. Quasi commuovono le parole di Gesù, perché danno speranza a noi che siamo senza frutti o, peggio ancora, a volte diamo frutti malati.  
      Infatti Dio sta parlando con noi e per noi.
     Gli interlocutori di Gesù sono preoccupati del peccato degli altri e, sono convinti che gli uccisi da Pilato, siano stati puniti da Dio a causa del peccato. Anche i discepoli di Gesù un giorno, vedendo uno nato cieco Gli chiesero: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» (Gv 9,1). Il Signore “prende due piccioni con una fava” e dice chiaramente che non c’è nessun legame tra peccato e punizione e che, prima di preoccuparci del peccato altrui, dobbiamo preoccuparci del nostro. Tu convertiti!
     Un mondo senza misericordia è semplicemente disumano, perché non concede spazio al limite e alla fragilità e non prevede lo spazio per il ritorno.
     Dio dice: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”; per questo egli vuole salvare. Agli uomini che dicono: “Taglialo”, risponde: “Lascia che prima …”.  Il nostro tempo è paradossale; mentre si  diffondono sempre più il vegetarianesimo e la sua forma estrema, il veganesimo, per l’uomo sembra non esserci la stessa pietà e passione. Dio ha affidato il creato all’uomo, affinché lo custodisca e lo coltivi, ma quanto più l’uomo all’uomo. Coltivare e irrigare è il compito che Gesù ha realizzato e che ha affidato alla Sua Sposa, la Chiesa.
     Ascoltiamo la preghiera del salmista: “Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore. Le tue frecce mi hanno trafitto,la tua mano mi schiaccia. Per il tuo sdegno, nella mia carne non c’è nulla di sano,nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato. … Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza” (Salmo 38,2-4;6). Ci sembra che Dio ragioni come noi, che ci retribuisca in base a ciò che facciamo: se facciamo il bene ci premia, altrimenti sono guai.
     Godiamo invece nell’ascoltare la parola di Dio, che è musica: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.  Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe.  Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere” (Salmo 103,8-13).
     Tutto questo è dovuto al fatto che Dio è amore e “l’amore è paziente”.
     Non è tutto qui però. Gesù dice: “Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai” (Lc 13,9). Dio fa di tutto per salvarci, ma la scelta di lasciarci salvare spetta solo a noi. “Perciò chiunque tu sia, o uomo … Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio” (Rm 2.1-5).
     Qual è la risposta alla misericordia di Dio? La tranquilla permanenza nel peccato? No la conversione.
     Interessante notare come il verbo che indica la conversione sia “metanoia”, che indica il cambiamento di mentalità, ma che a sua volta traduce l’ebraico “shuv” che vuol dire “ritornare”. Gesù ci chiama a non fermarci, ma a lasciarci costantemente plasmare dallo Spirito Santo, per diventare come siamo usciti dalle mani di Dio.   
     Grazie Signore mio Dio perché ogni giorno trovi una scusa nuova per non tagliarci, ma continui a dirti: “Aspettiamo domani”. Non arrenderti Signore, perché anche se i nostri frutti non sono sempre degni di Te, siamo figli Tuoi, siamo sani, abbiamo solo bisogno di tempo e della Tua pazienza. Mandaci qualcuno che sappia darci coraggio e lavori con noi e per noi.  

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