XXVI DOM. T.O.
Perché quest’uomo ricco non ha soccorso Lazzaro?
Forse perché è semplicemente un egoista e, come tutti gli egoisti, non
vede niente e nessuno oltre a sé e alle proprie esigenze. Come può preoccuparsi
degli altri chi pensa solo o principalmente a se tesso? E’ più facile che
l’egoista riconosca ciò che gli altri non fanno per lui – la sua bocca sarà
sempre piena di lamentele -, piuttosto che il contrario. Chi non è capace di
alzare lo sguardo sugli altri, ben difficilmente si accorgerà delle loro
esigenze e, di conseguenza, ben poco farà per andare loro incontro.
Può anche essere un uomo dal cuore duro che, pur essendosi accorto della
situazione di Lazzaro, ha deciso di non soccorrerlo. Perché preoccuparsi di uno
sconosciuto? non è un suo problema, tocca ad altri trovare una soluzione. Magari
la sua testa è piena di pregiudizi sulle ragioni che hanno ridotto Lazzaro in
quelle condizioni e crede che meriti o
abbia scelto di perdere la dignità in quella maniera.
In realtà non è detto che sia particolarmente cattivo - infatti quando
si troverà all’inferno la sua preoccupazione sarà per i familiari -; potrebbe anche essere che abbia volutamente
scelto di non guardare Lazzaro, perché, a quel punto, non avrebbe più potuto restare
indifferente.
Questo è l’atteggiamento delle persone che hanno una sufficiente
umanità, ma che, per qualche ragione non vogliono lasciarsi coinvolgere dai
problemi degli altri.
Del resto solo chi è totalmente privo di umanità non si lascia toccare
delle sofferenze altrui e, un conto è parlare dei poveri in generale e un conto
è incontrare chi ha un nome e un volto bene preciso e delle piaghe concrete. A
volte viene spontaneo fuggire o girarsi dall’altra parte, per non lasciarsi
coinvolgere, per non dover dire: e ora cosa faccio?
Non ve lo nascondo, a volte guardare altrove fa comodo. Altrimenti la
coscienza, che non è altro che la voce trasparente di Dio, costringe a fermarsi e a cercare di lenire il
dolore altrui. Ricordiamo la parabola del Buon Samaritano; il Levita e il
Sacerdote hanno preferito andare sull’altro lato della strada rispetto al
ferito. Può essere che non volessero diventare impuri toccandolo, ma non è
improbabile che abbiano scelto di non lasciarsi coinvolgere. Non guardare,
autorizza la coscienza a non agire.
In fondo, però poco importa perché
quell’uomo ricco non ha agito, il fatto è che non ha agito. A Gesù interessa
sottolineare questo: ci sono persone che restano indifferenti alla sofferenza
altrui. Oggi Egli chiede a me e a te: tu sei uno così? Quali sono le
motivazioni che ti consentono di non accorgerti della sofferenza dei tuoi
fratelli?
Non stiamo a preoccuparci troppo delle applicazioni pratiche, altrimenti
ci perderemmo in mille casi discutibili; Gesù ci chiede di leggere nel nostro
cuore, a partire dalla concretezza della nostra esistenza, per capire quanto
spazio ha il dolore e la fatica altrui
nella nostra vita.
Egli oggi stigmatizza l’indifferenza e ci ricorda che saremo giudicati
su questo.
Non dobbiamo fare facili discorsi o perderci in giudizi affrettati sugli
altri, ma il Signore ci chiedere di lasciarci personalmente provocare. La
carità è difficile è impegnativa; è molto scomoda, perché toglie del tuo (il
tempo, le risorse, gli spazi …), per regalarlo ad altri, ma il Signore ce la
ripropone oggi e mi dice: “Non voltare lo sguardo, non andare dall’altra parte
della strada; se puoi, fatti carico di tuo fratello e di tua sorella. Un mondo
dove troppi guardano altrove o solo il proprio ombelico, non può che essere un
mondo disumano. Lasciati toccare dalla fatica di chi ti sta accanto; le
soluzioni forse non saranno a portata di mano, ma il calore del cuore ti
renderà fantasioso. In ogni caso il tuo sguardo avrà già aiutato l’altro a non
sentirsi completamente solo”.
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