XXV DOM. T.O.
E’ mai possibile che, Dio ci proponga a
modello la disonestà?
Questo racconto di Gesù, seppur di fantasia, ci mette sempre in
difficoltà, perché presta il fianco a una falsa e grave interpretazione.
La Chiesa però, con la sua sapienza ci ha messo tra le mani anche le parole
del profeta Amos, come campanello d’allarme, che ci invita a riascoltare con più attenzione le parole del Signore.
Cosa dice Dio attraverso Amos?
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro
opere”
(Am 8,7). Egli ha davanti agli occhi il rapporto peccaminoso del popolo
d’Israele con l’economia:
rincaro dei prezzi, truffa sulle misure di peso, sofisticazioni dei prodotti.
Ieri come oggi! Tra l’altro le autorità guardano incuranti. E’ un
sorprendente compendio moderno di finanza, di economia e commercio, che opera
solo sotto la legge del profitto puro, a costo di qualsiasi aggressione alla
gente e di qualsiasi disonestà
E’ del tutto evidente, dunque, che il
messaggio di Gesù è un altro: quale?
In Israele il Fattore per il suo lavoro
non riceveva uno stipendio, ma gli era consentito di rifarsi con i clienti; in
realtà questo interesse era un’usura, proibita dalla Legge, ma ammessa dal
costume. Quello che l’amministratore condona, quindi, è solo il proprio
interesse.
Premesso questo, la
lode del padrone non
riguarda la disonestà dell’amministratore, ma
la scaltrezza, la
capacità di usare il
poco tempo a
disposizione per assicurarsi
un futuro. Gesù
non ci invita a “farci furbi”, ma ci sollecita ad agire con la stessa rapidità,
decisione, arguzia dei «figli di questo
mondo», non per le cose che non contano, ma per ciò che è essenziale.
Facciamo un passo ulteriore che ci
consente di comprendere cosa preoccupa Gesù. Il vocabolo mamōnâs appare solo due volte in tutta la Bibbia; è un termine
aramaico, che indica il guadagno. L’abbinamento
con il termine “disonestà” lett. adikía = in-giusta, sorprende, ma occorre
ricordare che per Luca ogni ricchezza
non condivisa è iniqua: l’unico
utilizzo “giusto” dei beni è la condivisione.
Ecco allora il messaggio del Signore,
scegliere: o Dio o mammona!
Non possiamo tenere il piede in due scarpe. La fede in Dio si gioca nella
fedeltà in ciò che egli ci ha affidato. Il fallimento dell’uomo consiste
nell’amare ciò che non è essenziale. Qui il verbo servire, douleúō, indica il culto di adorazione che però rende schiavi!
Papa Benedetto XVI ci aiuta a
comprendere una cosa di vitale importanza, quando scrive: “La giustizia anzitutto. ... La carità
eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire del “mio” all'altro; ma
non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all'altro ciò che è
“suo”, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare. Non
posso « donare » all'altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che
gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto
verso di loro … la giustizia è « inseparabile dalla carità », intrinseca a
essa. La giustizia è la prima via della carità …” (Caritas in veritate 6).
La comunità cristiana deve essere innanzitutto giusta, perché è
RESPONSABILE del bene comune. Un imprenditore che non paghi adeguatamente il
proprio dipendente e approfitti della sua debolezza sindacale; chi approfitta
della crisi per arricchirsi ulteriormente a scapito dei più deboli; chi non
paga i propri creditori, pur potendo; chi licenzia, sapendo di avere mille
alternative non fa la carità, anche se manda cospicue offerte a destra e a
manca. Mi viene da dire che, più crescerà la giustizia e meno sarà necessario
questo tipo di carità.
Le parole di Gesù diventano roventi: “Non potete servire Dio e Mammona”, significa scegliere di farsi
condizionare da Dio e non dall’economia; “farsi
amici con la disonesta ricchezza”, significa usare dei propri beni per
creare situazioni di giustizia e per soccorrere coloro che, nonostante tutto
non riescono a stare al passo.
Padre, aiutaci a non avere altro dio al di
fuori di Te; a non asservirci a un economia che, invece di servire i Tuoi
figli, si serve dei Tuoi figli. Insegnaci a essere giusti, invece che a seguire
la via breve dell’elemosina, anche quando questo ha un costo per noi.
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