Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 19 maggio 2019

«Se vedi la carità, vedi la Trinità»


V DOM. PASQUA

     Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri”” (Gv 13,34); ma come, prima di Gesù l’amore non esisteva? Certo che si, per questo l’apostolo Giovanni può scrivere: “Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio.  … Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo” (1Gv 2,7;9-10).

     Allora, perché è nuovo questo comandamento? Perché nuovo e diverso è il modello, il riferimento: Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (13,34). Ecco dove sta la novità. L’amore di Gesù è il modello d’amore dei Cristiani. Dio ha scelto di diventare uno di noi, di vivere le stesse nostre fatiche, di rompere con certi schemi e di lasciarsi umiliare e uccidere dagli uomini, per mostrare come si ama; perché solo l’amore è capace di cambiare e salvare la storia. La croce di Cristo è la misura dell’amore.
     Questo significa che siamo posti in mezzo agli altri uomini per essere amore. «Se vedi la carità, vedi la Trinità» scriveva sant'Agostino.[1]  Lo so che questo ci spaventa, ma non abbiamo alternative se vogliamo essere di Cristo: “ Chi dice di dimorare in Cristo deve comportarsi come lui si è comportato”.  
     Il cristiano è mandato per amare. Chi? Ogni creatura, ma soprattutto e primariamente coloro che incontriamo concretamente sulla nostra strada; non volti teorici, lontani nello spazio e nel tempo, ma presenti, vicini, tangibili: moglie, marito, figli, genitori, amici, colleghi, confratelli, membri della comunità, vicini di casa, compagni di studi, ecc …
     Anche quelli che ci fanno del Male? “Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,44ss): “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.  
     Anche quelli che si ostinano contro di noi? “In quel tempo, Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18,21s).
     E’ impossibile e ingiusto, penserà qualcuno! Nulla è impossibile a Dio, se non lo ostacoliamo. E’ fondamentale accogliere questa vocazione, senza discuterla o addirittura contestarla, perché, una volta scelto di essere amore, lo Spirito santo ci soccorrerà nella concretezza delle scelte.
     E’ troppo difficile, dirà qualcun altro! Si, se ci fondiamo solo sulle nostre forze.
     Famiglie, parrocchie, conventi, gruppi ecclesiali, ecc … dove domina l’amore, diventano il segno distintivo di comunità cristiane: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Per questo san Paolo richiama i cristiani di Corinto, perché gli hanno parlato delle loro divisioni: “ A vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo» (1Cor ,11). La divisione crea scandalo: “Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro” (Ez 36,22s).
     Chiudo con le parole di un testimone dell’amore, il quale scrive: “Io cerco ancora di cambiare e, per me, è come scuoiarmi vivo. Operazione ardua ed estremamente dolorosa …Voglio cambiare. Eppure quanto è arduo! Le situazioni passate della mia vita hanno prodotto in me effetti stratificati che  non i è facile gestire. A meno che lo Spirito Santo si faccia avanti, porti via da me questi atteggiamenti di cui mi sono fatto scudo, mi denudi e mi spinga a farmi aggrappare al’amore”.[2]








[1] De Trinitate, VIII, 8, 12: CCL 50, 287
[2] Matta el Meskin, Omelia pronunciata nel 1967

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