“Vi annunzio una grande gioia… oggi vi è nato nella città di Davide
un Salvatore: Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Questa notte abbiamo
riascoltato le parole dell’Angelo ai pastori, e abbiamo rivissuto il
clima di quella Notte santa, la Notte di Betlemme, quando il Figlio di
Dio si è fatto uomo e, nascendo in una povera grotta, ha posto la sua
dimora fra noi.
In questo giorno solenne risuona l’annuncio dell’Angelo
ed è invito anche per noi, uomini e donne del terzo millennio, ad
accogliere il Salvatore. Non esiti l’odierna umanità a farlo entrare
nelle proprie case, nelle città, nelle nazioni e in ogni angolo della
terra! E’ vero, nel corso del millennio da poco concluso e specialmente
negli ultimi secoli, tanti sono stati i progressi compiuti in campo
tecnico e scientifico; vaste sono le risorse materiali di cui oggi
possiamo disporre. L’uomo dell’era tecnologica rischia però di essere
vittima degli stessi successi della sua intelligenza e dei risultati
delle sue capacità operative, se va incontro a un’atrofia spirituale,
a un vuoto del cuore. Per questo è importante che apra la propria mente
e il proprio cuore al Natale di Cristo, evento di salvezza capace di
imprimere rinnovata speranza all’esistenza di ogni essere umano.
“Svegliati, uomo: poiché per te Dio si è fatto uomo” (Sant’Agostino, Discorsi,
185). Svegliati, uomo del terzo millennio! A Natale l’Onnipotente si fa
bambino e chiede aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio mette in
crisi il nostro modo di essere uomini; il suo bussare alle nostre porte
ci interpella, interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il
nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla. L’età
moderna è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione, come
il venire alla luce dell’umanità che emergerebbe da un periodo buio.
Senza Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l’uomo e
il mondo. Per questo la parola evangelica del giorno di Natale –
“Veniva nel mondo / la luce vera, / quella che illumina ogni uomo” (Gv
1,9) – echeggia più che mai come annuncio di salvezza per tutti. “Nel
mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Cost.
Gaudium et spes, 22).La Chiesa ripete senza stancarsi questo messaggio
di speranza, ribadito dal Concilio Vaticano II che si è concluso proprio
quarant’anni or sono.
Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella
volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere,
fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad
impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su
giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne
rischiari la comune coscienza di essere “famiglia” chiamata a costruire
rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L’umanità unita potrà
affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla
minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono
milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e
al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del pianeta.
[…] Nel Natale il nostro animo si apre alla speranza contemplando la
gloria divina nascosta nella povertà di un Bambino avvolto in fasce e
deposto in una mangiatoia: è il Creatore dell’universo, ridotto
all’impotenza di un neonato! Accettare questo paradosso, il paradosso
del Natale, è scoprire la Verità che rende liberi, l’Amore che trasforma
l’esistenza. Nella Notte di Betlemme, il Redentore si fa uno di noi,
per esserci compagno sulle strade insidiose della storia. Accogliamo la
mano che Egli ci tende: è una mano che nulla vuole toglierci, ma solo
donare.
Con i pastori entriamo nella capanna di Betlemme sotto lo sguardo
amorevole di Maria, silenziosa testimone della nascita prodigiosa. Ci
aiuti Lei a vivere un buon Natale; ci insegni a custodire nel cuore il
mistero di Dio, che per noi si è fatto uomo; ci guidi a testimoniare nel
mondo la sua verità, il suo amore, la sua pace.
Messaggio Urbi et Orbi di Benedetto XVI, Natale 2005
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