CORPUS DOMINI
Quando
entriamo in questa chiesa, al di la dei gusti personali, per cui può
piacere o meno, ci accorgiamo che essa esprime qualcosa; parla
attraverso la sua architettura e i suoi arredi.
Qui
ci sono dieci cappelle, con ben dieci altari - fino al Concilio
Vaticano II non era possibile concelebrare, per cui ogni sacerdote
doveva celebrare la “propria” S. Messa -.
Spostando
lo sguardo verso il presbiterio, circondato dalla sua bellissima
balaustra, troviamo poi un notevole altare marmoreo policromo, con
intarsi in bronzo, sopraelevato, del XVIII secolo. Alla sua base uno
straordinario pavimento in marmo, simile a un tappetto colorato. Al
centro vi è il tabernacolo. E’ evidente che tutto, nelle
intenzioni dei vari artisti che hanno creato questo monumento, porta
verso questo punto centrale. Perché? Perché qui vi è il vero
tesoro della SS. Annunziata: Cristo presente nel pane eucaristico.
Perché
ci inginocchiamo entrando in chiesa? Perché prima di andare ad
accendere una candela a S. Rita, rivolgiamo lo sguardo e il cuore
verso il centro? Perché passando davanti all’altare di
genuflettiamo? Perché sappiamo che Dio è lì. Scrive s. Tommaso
D’Aquino: “È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane
in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la
fede ti conferma, oltre la natura. È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero realtà sublimi. Mangi carne, bevi sangue; ma
rimane Cristo intero in ciascuna specie” (Sequenza).
Chi
ci dice che è davvero così? Gesù
stesso e noi ci fidiamo di Lui, anche quando gli occhi vedono altro:
“In
verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”
(Gv 6,53). In questi pochi versetti, ben otto volto appare il verbo
mangiare.
Gesù
sta parlando a degli ebrei che, erano già pieni di vincoli
strettissimi sul cibo; per quanto riguarda il sangue poi, ogni ebreo
sa che deve prima dissanguare l’animale per poterlo mangiare.
Quanto più è folle per questi ascoltatori sentire che devono
mangiare “carne umana”. Eppure Gesù non si tira indietro, non
addolcisce la pillola e dice che il Suo corpo è “vero
cibo”
e usa un verbo trogon
che indica più il mangiare degli animali che dell’uomo. Le Sue
parole sono di un verismo così accentuato che non possono essere
prese in senso metaforico o
simbolico, spirituale.
Gesù
ancora insiste “chi
mastica la mia carne e beve il mio sangue rimane
in me e io in lui”
(6,56);
rimane,
è un verbo che è molto caro all'evangelista; il
Dio di Gesù non è un Dio che assorbe l’uomo, ma un Dio che chiede
di essere accolto nell’uomo per fondersi con lui e trasmettergli
il Suo modo di essere.
L’Eucaristia
ci è donata per essere pane del cammino; per
non
lasciarci soli ed essere con noi tutti i giorni fino alla fine del
mondo, per sostenerci
mentre attraversiamo la vita, camminando dalla schiavitù alla
libertà, ma anche e soprattutto per TRASFORMARCI in luogo della
presenza di Dio. L’Eucaristia
è rivoluzionaria, perché ha il potere di trasformare delle creature
egocentriche in portatori di amore tenero; dei timorosi, in
coraggiosi difensori della verità e della giustizia; dei
conformisti, in persone capaci di indicare strade nuove e soluzioni
adeguate ai problemi dell’uomo; da vendicativi a generatori di
perdono; da gente che “mangia” la carne degli altri a creature
che preferiscono lasciarsi “mangiare”; da
uomini che distruggono a esseri che edificano.
Perché
allora tanti si tengono lontani dall’Eucaristia? Le ragioni sono
varie, ma una possiamo dircela e assumercene la responsabilità: non
sempre permettiamo all’Eucaristia di operare in noi; non le
consentiamo di agire facendoci passare da morte a vita; di
trasformare il nostro cuore di pietra in carne. Chi ci vede, non
crede nella potenza creatrice dell’Eucaristia.
“Signore,
mio Dio, so di non essere degno, né preparato affinché Tu entri
sotto il tetto della casa dell'anima mia, poiché è del tutto
deserta e in rovina, e non è in me luogo adatto dove Tu riposi il
capo. Ma come dall'alto della Tua gloria sei disceso e Ti sei
umiliato fino a noi, così ora discendi fino alla mia indegnità. E
così come hai voluto essere deposto in una grotta e in una
mangiatoia degli animali, lo stesso entra nella grotta della mia
anima .... E così come non hai considerato cosa indegna entrare e
cenare coi peccatori nella casa di Simone il lebbroso, lo stesso
degnati di entrare nella casa della mia umile, lebbrosa e peccatrice
anima. E così come non hai respinto la peccatrice adultera, simile a
me, che si avvicinò e Ti toccò, così sia misericordioso verso di
me, peccatore, che mi avvicino e Ti tocco. ....Il carbone ardente del
Tuo Corpo Santissimo e del Tuo Preziosissimo Sangue siano per me
santificazione, illuminazione, salute della mia umile anima e corpo,
sollievo dei
miei numerosi peccati, protezione da ogni opera del demonio,
allontanamento e mutamento delle mie cattive e perfidi abitudini,
annientamento delle mie passioni, aiuto nel compiere i Tuoi
comandamenti, crescita nella grazia ed ottenimento del Tuo Regno”
(San
Giovanni Crisostomo).
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