Diventare cattolici non significa smettere di pensare, ma imparare a farlo”.
Gilbert K. Chesterton

domenica 14 giugno 2020

Il mio corpo è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

CORPUS DOMINI

Quando entriamo in questa chiesa, al di la dei gusti personali, per cui può piacere o meno, ci accorgiamo che essa esprime qualcosa; parla attraverso la sua architettura e i suoi arredi.

Qui ci sono dieci cappelle, con ben dieci altari - fino al Concilio Vaticano II non era possibile concelebrare, per cui ogni sacerdote doveva celebrare la “propria” S. Messa -.
Spostando lo sguardo verso il presbiterio, circondato dalla sua bellissima balaustra, troviamo poi un notevole altare marmoreo policromo, con intarsi in bronzo, sopraelevato, del XVIII secolo. Alla sua base uno straordinario pavimento in marmo, simile a un tappetto colorato. Al centro vi è il tabernacolo. E’ evidente che tutto, nelle intenzioni dei vari artisti che hanno creato questo monumento, porta verso questo punto centrale. Perché? Perché qui vi è il vero tesoro della SS. Annunziata: Cristo presente nel pane eucaristico.
Perché ci inginocchiamo entrando in chiesa? Perché prima di andare ad accendere una candela a S. Rita, rivolgiamo lo sguardo e il cuore verso il centro? Perché passando davanti all’altare di genuflettiamo? Perché sappiamo che Dio è lì. Scrive s. Tommaso D’Aquino: “È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. È un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi. Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie” (Sequenza).
Chi ci dice che è davvero così? Gesù stesso e noi ci fidiamo di Lui, anche quando gli occhi vedono altro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (Gv 6,53). In questi pochi versetti, ben otto volto appare il verbo mangiare. Gesù sta parlando a degli ebrei che, erano già pieni di vincoli strettissimi sul cibo; per quanto riguarda il sangue poi, ogni ebreo sa che deve prima dissanguare l’animale per poterlo mangiare. Quanto più è folle per questi ascoltatori sentire che devono mangiare “carne umana”. Eppure Gesù non si tira indietro, non addolcisce la pillola e dice che il Suo corpo è “vero cibo” e usa un verbo trogon che indica più il mangiare degli animali che dell’uomo. Le Sue parole sono di un verismo così accentuato che non possono essere prese in senso metaforico o simbolico, spirituale.
Gesù ancora insiste “chi mastica la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui(6,56); rimane, è un verbo che è molto caro all'evangelista; il Dio di Gesù non è un Dio che assorbe l’uomo, ma un Dio che chiede di essere accolto nell’uomo per fondersi con lui e trasmettergli il Suo modo di essere.
L’Eucaristia ci è donata per essere pane del cammino; per non lasciarci soli ed essere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, per sostenerci mentre attraversiamo la vita, camminando dalla schiavitù alla libertà, ma anche e soprattutto per TRASFORMARCI in luogo della presenza di Dio. L’Eucaristia è rivoluzionaria, perché ha il potere di trasformare delle creature egocentriche in portatori di amore tenero; dei timorosi, in coraggiosi difensori della verità e della giustizia; dei conformisti, in persone capaci di indicare strade nuove e soluzioni adeguate ai problemi dell’uomo; da vendicativi a generatori di perdono; da gente che “mangia” la carne degli altri a creature che preferiscono lasciarsi “mangiare”; da uomini che distruggono a esseri che edificano.
Perché allora tanti si tengono lontani dall’Eucaristia? Le ragioni sono varie, ma una possiamo dircela e assumercene la responsabilità: non sempre permettiamo all’Eucaristia di operare in noi; non le consentiamo di agire facendoci passare da morte a vita; di trasformare il nostro cuore di pietra in carne. Chi ci vede, non crede nella potenza creatrice dell’Eucaristia.
“Signore, mio Dio, so di non essere degno, né preparato affinché Tu entri sotto il tetto della casa dell'anima mia, poiché è del tutto deserta e in rovina, e non è in me luogo adatto dove Tu riposi il capo. Ma come dall'alto della Tua gloria sei disceso e Ti sei umiliato fino a noi, così ora discendi fino alla mia indegnità. E così come hai voluto essere deposto in una grotta e in una mangiatoia degli animali, lo stesso entra nella grotta della mia anima .... E così come non hai considerato cosa indegna entrare e cenare coi peccatori nella casa di Simone il lebbroso, lo stesso degnati di entrare nella casa della mia umile, lebbrosa e peccatrice anima. E così come non hai respinto la peccatrice adultera, simile a me, che si avvicinò e Ti toccò, così sia misericordioso verso di me, peccatore, che mi avvicino e Ti tocco. ....Il carbone ardente del Tuo Corpo Santissimo e del Tuo Preziosissimo Sangue siano per me santificazione, illuminazione, salute della mia umile anima e corpo, sollievo dei miei numerosi peccati, protezione da ogni opera del demonio, allontanamento e mutamento delle mie cattive e perfidi abitudini, annientamento delle mie passioni, aiuto nel compiere i Tuoi comandamenti, crescita nella grazia ed ottenimento del Tuo Regno” (San Giovanni Crisostomo).

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