VI DOM. T.O.
“Davanti
agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno
sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir
15,17). Vuoi
vivere o morire?
Questa è la domanda che ci pone il Signore. E’
una domanda che riguarda certamente la vita eterna, oltre la nostra
morte, ma anche quella presente, dove
possiamo
scegliere una vita che sa di morte, pur essendo vivi. Come
non interrogarci dopo che due
giovani di 19 e 18 anni dello stesso liceo monzese, a distanza di
quindici giorni, hanno deciso di buttarsi dalla finestra e sotto il
treno?: “Tutti
gli uomini cercano di essere felici. Per quanto i mezzi possano
differire, ciò si verifica senza eccezione. ... È la causa di tutte
le azioni di tutti gli uomini, anche di quelli che vanno a
impiccarsi”
(Blaise
Pascal).
Il
cuore grida e cerca vita, ma, scrive ancora Pascal: “Una
provocazione così lunga, così continua e così uniforme, ci
dovrebbe pur convincere della nostra incapacità di giungere al bene
con le nostre sole forze; ma l’esempio ci insegna poco”. Venerdì
sono stato contattato da un’insegnante che, mi ha chiesto di poter
venire con due classi, affinché presenti loro P. Lino. Sono stato
invitato però a non toccare il tema religioso, per non mettere in
difficoltà gli appartenenti ad altre fedi. Questa è follia! Prima
di tutto perché P. Lino non è comprensibile senza Gesù Cristo -
egli era un frate e cosa è un frate: un marziano? -, ma poi,
soprattutto perché educare significa dare ai giovani gli strumenti
per imparare a vivere. Non posso pensare di censurare Dio.
“Guai
a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le
tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce
e il dolce in amaro”
(Is
5,20). Ogni
tanto succede che, qualcuno beva
acido
muriatico o candeggina, travasati
nella bottiglia dell’acqua minerale: c’è un
contenuto
pericoloso pur
avendo un’etichetta
innocua.
Ci
si illude che basti cambiare il nome alle cose; votare leggi a
maggioranza; fare referendum, per trasformare il male in bene: non
c’è niente da fare, ciò che è, rimane tale
e quale e
produce i suoi frutti velenosi: “Mangeranno
perciò il frutto della loro condotta e si sazieranno delle loro
trame”
(Pro
1,31).
E’
un’illusione che il male, comunque esso si esprima, faccia bene
all’uomo.
Siamo
chiamati a scegliere, a non lasciarci ingannare, perché poi le
conseguenze le pagheremo noi, non chi ci ha ispirato a fare certe
scelte. Non
basterà dire come Adam: «La
donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho
mangiato»
(Gen
3,12), per
non finire con lei fuori da Eden.
Comprendiamo,
perché abbiamo ripetuto più volte: “Beato
chi cammina nelle legge del Signore”;
perché
cammina in una vita
che
merita di esser vissuta che, non è sprecata che,
va nella direzione giusta, anche
se non è semplice e lineare.
La
vita della Chiesa non è altro che una scuola dove si apprende a
riconoscere il bene e a seguirlo e, a smascherare il male (lupi
travestiti da agnelli), rifuggendolo; qui impariamo a scegliere
(ex-eligere
ossia
Ex
= da
+ eligere
=
selezionare,
preferire, separare la parte migliore. Infatti. scegliere significa
decidere cosa va mantenuto e preferito). Per
esempio dice Gesù che “
non si può servire Dio e Mammona”
(Mt 6,24). Gesù
ha detto a Marta: “Tu
ti preoccupi per troppe cose, ma Maria si è scelta la parte
migliore” (Lc
10,41).
Non
siamo qui per diventare legulei che, osservano meccanicamente delle
leggi, ma per lasciarci risanare il cuore: “Vi
darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie
leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme”
(Ez 36,26s ). Questo
ci sta dicendo Gesù con questo lungo discorso. Egli propone un
cambiamento radicale; non desidera che siamo come quei fiumi che, in
superficie sono calmi, ma sotto sono pieni di mulinelli insidiosi.
Gesù
va alla sorgente, ritorna al cuore e lo
guarisce,
perché
solo
così potremo
curare i nostri
gesti. Egli
ci chiede di ritornare
al cuore e custodirlo
perché è la sorgente della vita. Altrimenti
il rischio serio è che applichiamo la legge di Dio, ma senza
comprenderne il senso più profondo, come quel povero giovane che mi
chiese quanti cm poteva penetrare la sua ragazza senza andare contro
la chiamata alla vastità prematrimoniale.
Senza
la comprensione della volontà di Dio, non uccideremo direttamente
con le armi, ma useremo la lingua come spada affilata, capace di far
sanguinare i cuori; saremo per la pena di morte e l’aborto, ecc …
Non
faremo rapine in banca, ma ci approprieremo di tante piccole cose in
ufficio, in ospedale, ecc … dimenticando che “chi
è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti;
e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose
importanti”
(Lc
16,10). Non
tradiremo carnalmente il coniuge, ma il nostro cuore non sarà più
suo, ci abitueremo all’assenza dell’amore tenero e
costringeremo l’altro ad appassire.
Andare
più lontano, sempre più lontano nell’amore, ecco cosa ci chiede
Gesù.
“Ecco,
verranno giorni ..., nei quali … porrò la mia legge dentro di
loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed
essi saranno il mio popolo»
(Ger 31,31ss).
Padrea Andrea, non stancarti mai di testimoniare il Signore e la Sua Parola! c'è così tanto bisogno! ...che il Signore ti dia sempre la forza e la pace perchè tu possa sempre continuare a essere il Suo strumento.
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